Un giorno un signore portava a spasso il suo cagnolino in un parco di mezza periferia di Roma. Il parco è stato eletto a dimora di una banda di zingari. Nell’aria l’odore acre di pneumatici e scarti di refurtiva bruciati, sullo sfondo pile di rifiuti e cataste di merci rubate.
Gli si è avvicinato un giovanotto in borghese, qualificatosi guardia zoologica, e ha chiesto i documenti del cane, non un rottweiler né un pittbull, un cagnetto di trenta centimetri.
Nel paesaggio da terra di nessuno tra Sodoma e Gomorra, nessuno si occupava del bivacco degli zingari, dell’accattonaggio molesto, della refurtiva, dell’inquinamento.
Solo del cagnolino.