Norman Atlantic. Antonio Massari, 12 domande, da Mario Scialoja quella decisiva

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 3 Gennaio 2015 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Norman Atlantic. Antonio Massari, 12 domande, da Mario Scialoja quella decisiva

Norman Atlantic, il mistero. Da Antonio Massari, 12 domande, da Mario Scialoja quella decisiva

ROMA – Nella tragedia del traghetto Norman Atlantic ci sono tanti, forse troppi, punti oscuri. Antonio Massari ne elenca 12 sul Fatto. Forse manca il tredicesimo: perché la Norman Atlantic non è stata subito ricoverata a Valona, come chiedono Mario Scialoja e Pino Nicotri?

Tra le due posizioni, quella che vede Valona come la soluzione ovvia per la salvezza dei passeggeri e quella che vede in Valona il rifugio dalle indagini della Giustizia italiana, c’è spazio per ogni cattivo pensiero, incluso il dubbio che gli italiani siano stati un po’ precipitosi, presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in testa, nell’innalzare un altarino di eroe al comandante della Norman Atlantic, Argilio Giacomazzi.

Come è possibile, ci si deve chiedere, che il comandante di una nave, primo dopo Dio, non si accorga di nulla? Che nessuno gli riferisca nulla? Un giglio in un letamaio, un debole che per tenere il posto si gira di là?

Chi ha conosciuto qualche comandante d’altri tempi sa che nulla può sfuggire, che c’è una catena di comando che è una rete che tutto controlla. Se questo non avviene, la colpa non è del fato. Forse della mentalità burocratica italiana, che ha inquinato anche il mare.

“Dal rogo ai soccorsi: le domande senza risposta”

è il titolo dell’inquietante articolo di Antonio Massari:

1. “Qualcuno tra la Capitaneria di porto greca, la compagnia marittima e l’equipaggio [della Norman Atlantic] è coinvolto nel traffico di migranti?”

La domanda non è bizzarra, perché:

“alle 17.30 del 28 dicembre almeno una dozzina di clandestini – forse non sapremo mai quanti – s’imbarcano a bordo della Norman Atlantic diretta ad Ancona: sono sfuggiti ai controlli – e sarebbe già una prima attribuzione di responsabilità – oppure, il che è peggio”, ci sono vere e proprie complicità”.
2. Almeno 18 passeggeri erano in “overbooking” e

“si sospetta che il garage fosse in sovraccarico di tir: il loro ingresso a bordo era regolare? Il bilanciamento dei mezzi era corretto? Il carico dei tir – in molti hanno denunciato un forte odore d’olio bruciato – era sotto controllo?.
3. L’organismo di controllo Paris Mou il 19 dicembre aveva segnalato sei irregolarità a bordo, consentendo la navigazione a condizione di sanarle al più presto. Le prescrizioni riguardavano tra l’altro il funzionamento delle porte tagliafuoco e il registro Sar Co-operation plan for passenger ships, l’insieme dei codici, da condividere con le Capitanerie di porto, per coordinare eventuali soccorsi. La compagnia sostiene di aver regolarizzato tutto. È vero? Che peso ha avuto questa situazione?
4. È vero come racconta un testimone che, subito dopo l’imbarco, non sono state fornite le informazioni video e audio sul comportamento che i passeggeri devono tenere in caso di problemi a bordo o abbandono nave?
5. È vero – come sostiene il camionista Marios Orfeas Moravitcki – che, contrariamente alle regole, alcuni autotrasportatori hanno dormito in garage nelle cabine dei loro tir?
6. Perché il sistema antincendio non è stato sufficiente? Ha funzionato regolarmente?
7. Il comandante Argilio Giacomazzi sostiene che l’incendio è divampato intorno alle 3.30 e di aver aspettato circa 45 minuti, prima di allertare i passeggeri, per consentire all’equipaggio di organizzare l’abbandono nave e non creare panico. Se è vero, perché i testimoni raccontano che, già alle 3.30, si allertavano tra loro in un clima di panico crescente?
8. Il comandante Argilio Giacomazzi sostiene che il suo equipaggio, nelle operazioni di soccorso, ha eseguito le operazioni correttamente. Se è vero, perché alcuni passeggeri – di fatto manomettendo gli estintori – hanno provato a spegnere da soli l’incendio? Perché, come sostengono due testimoni, dal ponte di prua, a lanciare le cime verso i rimorchiatori, non c’era l’equipaggio ma quattro passeggeri? È vero che cinque marinai sono saliti a bordo di una lancia di salvataggio, mentre il regolamento prevede che siano al massimo tre? È vero che alcune scialuppe sono state azionate direttamente dai passeggeri?
9. Il may day è delle 4.47: perché, come ha ricostruito Il Fatto, la Capitaneria di porto di Valona ha impedito a un rimorchiatore di raggiungere la Norman la mattina di domenica 28? Perché il comandante del porto di Valona sostiene, alle 19.30, che “la parte greca e quella italiana hanno deciso di rimorchiare verso le coste italiane e non quelle albanesi”, mentre alle 21.32 il capitano dei rimorchiatori italiani spiegava al Fatto Quotidiano che non era stata ancora presa alcuna decisione?
10. Perché la nave San Giorgio impiega ben 10 ore per salpare da Brindisi?
11. Perché nella notte del 30 dicembre un rimorchiatore albanese “scippa” la Norman ai rimorchiatori italiani, purtroppo con due vittime tra i marinai albanesi? È vero, come sostiene il governo di Tirana, che i mezzi albanesi sono stati mobilitati dall’armatore o da suoi incaricati? Qualcuno voleva forse impedire che il relitto fosse ispezionato dalla Procura di Bari che indaga sul naufragio?
12. Perché la nave San Giorgio è rientrata a Brindisi, trasportando 214 naufraghi, a 65 ore dalla tragedia, dopo aver stazionato per un intero giorno nel porto di Valona e aver verificato che i rimorchiatori italiani avevano agganciato la Norman Atlantic? I naufraghi sono forse rimasti in “ostaggio” della “battaglia navale” tra i rimorchiatori italiani e albanesi, finché non si è risolta?”.