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Vittorio Feltri per questo articolo mi augura la morte: come un tastierista di Facebook, personaggio da talk show

di Marco Benedetto |22 Dicembre 2020 10:53

Vittorio Feltri per questo articolo mi augura la morte: come un tastierista di Facebook, personaggio da talk show (Foto d'archivio Ansa)

Vittorio Feltri per un articolo che non ha nemmeno letto, o di cui forse ha letto solo le prime righe, mi ha augurato la morte. Essendo la morte inevitabile per tutti noi umani, ha precisato: prima di lui. Non ci tornerei sopra, per cristiana compassione verso l’anziano giornalista. E anche perché Feltri appartiene a un altro mondo dal mio. Con le sue 22 mila copie vendute in ottobre, in calo del 10 per cento da un anno fa, il suo Libero dimostra che con insulti e volgarità si va poco distante. Al massimo si diventa personaggi da talk show, che proprio giornalismo non è.

Vittorio Feltri mi dà del cialtrone e conclude: “Marco Benedetto mi vuole morto ma spero che crepi lui prima di me. Così, per divertimento”. 

Vittorio Feltri mi augura la morte: non merita risposta

Uno che scrive roba simile non merita risposta, nemmeno uno scongiuro. C’è un vecchio proverbio genovese che tradotto suona così: “Le maledizioni [e giastemme] sono come le foglie, chi le semina le raccoglie”. E, devo dire, questo vale anche per le cattive azioni. Finora ho verificato l’efficacia del detto.

Ne scrivo ancora con malinconia. Feltri va apprezzato, da chi ama la libertà di stampa, per il gesto di essersi dimesso dall’Ordine dei giornalisti. Gesto abbastanza inutile. Serve a poco, avulso da una azione organica che miri alla abolizione della creatura di Mussolini, istituzione di cui l’Italia è unica al mondo a fregiarsi.

Nelle righe scritte e inviate a Dagospia, che ha ripreso il mio articolo, dedicato alla polemica che ha coinvolto i Feltri e la Boldrini, Feltri purtroppo assurge a simbolo di un’epoca di superficialità e approssimazione. Non si legge, si va a orecchio, si insulta per fare audience. Addolora scoprire che anche un giornalista che un tempo fu valente, appartiene alle ampie schiere. Cosa fanno i frequentatori di Facebook? Leggono le prime righe di qualsiasi cosa, presumono di avere capito tutto e…giù con gli insulti e le maledizioni.

L’esempio di Erodoto e quello della contessa di Castiglione

Perdete qualche minuto, leggete Dagospia e il mio ahimé un po’ lungo articolo. Forse troppo lungo per lo span of attention di un maturo signore nato nel 1943. Potrete verificare che quel che ho riferito corrisponde al pensiero di Vittorio Feltri, come di Erodoto 25 secoli fa, come di alcuni giudici supremi e tanti altri ai nostri tempi. E che mai augurerei la morte a uno come Vittorio Feltri o chiunque altro su questa terra. Gli ho solo consigliato di seguire l’esempio della contessa di Castiglione. Oltre una certa età, esibirsi in pubblico dà il patema.

L’articolo di Marco Benedetto su Vittorio Feltri

Ecco l’articolo di Blitzquotidiano che ha provocato la reazione di Vittorio Feltri.

Titolo: Vittorio Feltri come Erodoto. Pregiudizi sulle donne sempre uguali, lezioni dalla polemica fra Boldrini e Feltri jr.

La lettera di Vittorio Feltri a Dagospia

Ecco la lettera di Vittorio Feltri a Dagospia.

“Marco Benedetto va elogiato perché ha letto Erodoto, ma rimproverato perché mi attribuisce una cosa che non ho mai scritto, e cioè che le donne violentate vanno a cercarsi guai. Ho semplicemente scritto che la ragazza stuprata da Genovese è stata ingenua e imprudente. Non si va in casa di un drogato e in quel luogo non ci si droga per poi trovarsi in camera da letto del lupo medesimo. Meglio evitare. Questo il mio concetto. E lo ribadisco. Mio figlio fa quello che si sente di fare e io pure. Se qualcuno mi vuole criticare faccia pure, ma non mi attribuisca ciò che non ho scritto né detto. Chi lo fa è un cialtrone come Marco Benedetto che mi vuole morto ma spero che crepi lui prima di me. Così, per divertimento”.

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