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Matteo Salvini deejay al Papeete: cubiste ballano l’Inno di Mameli VIDEO

di Alessandro Avico |4 Agosto 2019 8:58

Matteo Salvini deejay al Papeete

Matteo Salvini deejay al Papeete

ROMA – Matteo Salvini deejay a Milano Marittima, alla consolle del Papeete Beach, noto stabilimento balneare. Sotto l’ombrellone e nel privee del Papeete beach, lo circondano deputati e uomini di governo. C’è il ministro Lorenzo Fontana, la futura candidata alla presidenza dell’Emilia Romagna Lucia Borgonzoni, si vede la deputata di FI Benedetta Fiorini. Salvini passa la giornata con la figlia, pranza con i fedelissimi, concede selfie, scherza con Arrigo Sacchi, poi sale in consolle, come già in passato, e tra centinaia di giovani, in costume e a torso nudo, con un cocktail in mano, indossa le cuffie mentre il deejay fa partire l’inno di Mameli. “Italiani!”, invita a cantare il vocalist. Le cubiste in costume leopardato ballano. Il vicepremier assiste divertito ma non canta l’Inno nazionale.

Di politica si parla la sera, dal palco della festa della Lega Romagna. Se ne parla anche in spiaggia, ma a taccuini chiusi. “Ministri favorevoli a tenere in piedi il governo? Non ce n’è nessuno”, dice un dirigente di primo piano. Ma, nonostante il vicepremier si mostri pessimista, sfiduciato, sul rapporto con il M5s, sarebbe un cambio di squadra di governo l’obiettivo più immediato di Salvini. I ministri nel mirino, si sa, sono Toninelli, Costa, Grillo. Ma sul rimpasto come sui singoli dossier, osserva un dirigente leghista, Di Maio non sembra in grado di reggere le turbolenze interne al M5s. Lo dimostra il modo in cui “difende Di Battista, suo rivale”.

Prima della pausa agostana è difficile che si sciolgano nodi come l’Autonomia, cara ai governatori lombardo-veneti, e la giustizia: il ministro Alfonso Bonafede sta lavorando “nel merito” del testo, fanno sapere fonti M5s, e in settimana potrebbe rivedere il premier Giuseppe Conte ma in casa leghista non si nasconde lo scetticismo su una mediazione. Salvini, intanto, dà il via libera a una linea d’attacco tutta leghista su dossier che all’elettorato M5s fanno venire l’orticaria: dalla Gronda alle trivelle su cui lo scorso anno il governo aveva raggiunto una difficile mediazione. Ora il leader leghista vuole riaprire il discorso, perché – dice – “da qui al 2030, il settore vale 13 miliardi e interessa 57 imprese e 100mila lavoratori”. I posti di lavoro sono la leva anche su Ilva, per chiedere a Di Maio che si dia da fare per trovare una mediazione con Arcelor Mittal, che invoca l’immunità penale. (Fonti Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev).

 

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