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YOUTUBE Messina, Alessio Mantineo mentre compra benzina. Madre Ylenia contro figlia che lo difende

di Lorenzo Briotti |12 Gennaio 2017 9:29

Messina, Alessio Mantineo ripreso mentre compra benzina. Gip: “Voleva uccidere Ylenia”

MESSINA – Alessio Mantineo è stato incastrato da un video postato anche su YouTube in cui acquista un euro di carburante in una bottiglia di plastica in un distributore di benzina pochi minuti prima dell’aggressione contro Ylenia Grazia Primavera, la sua fidanzata di 22 anni che resta ancora ricoverata nel reparto di chirurgia plastica del Policlinico per le ustioni procurate. Intanto in tv la madre di lei va contro la figlia che difende l’ex ragazzo: è evidente che nemmeno lei creda alla figlia.

L’ex fidanzato le ha lanciato addosso della benzina dandole fuoco dopo l’ennesimo litigio nella notte tra sabato e domenica. “Non è stato lui, forse faceva benzina per un altro motivo”, ha continuato a ripetere la ragazza nel pomeriggio come già fatto nei giorni scorsi anche davanti alle telecamere mentre la madre Anna Grasso cercava di frenarla.

Tra le due donne, al termine si è subito dopo scatenato un violentissimo litigio tanto che i medici del reparto di chirurgia plastica sono stati costretti a chiamare il 113. La lite è andata in scena anche durante un collegamento con Barbara D’Urso (vedi video Corriere Tv che segue): la ragazza parla e la madre cerca continuamente di interromperla.

Intanto è stata resa pubblica l’ordinanza emessa nei confronti di Alessio Mantineo dal Gip di Messina Eugenio Fiorentino: “La studiata pervicacia criminale della quale l’indagato ha dato contezza”, unito all’aver “agito con premeditazione” e “con crudeltà”, e alle modalità della condotta che “palesano la volontà di infliggere alla vittima sofferenze aggiuntive”, non lasciano altra scelta che disporre “la misura della custodia in carcere”.

Il Gip sottolinea che la sua “natura violenta e il concreto timore che possa reiterare la condotta” rendono “inidonei gli arresti domiciliari. Particolarmente significativa, rileva il Gip, appare “la brutalità dell’azione commessa, che si presenta – scrive nell’ordinanza – come un’aggressione qualificata da un’inusitata carica di violenza, spia dell’allarmante personalità dell’indagato e sintomatica di un effettivo contegno persecutorio”, che, ritiene il Giudice per le indagini preliminari, “rende elevato il rischio di reiterazione criminosa, essendosi rilevato il prevenuto del tutto incapace di porre un freno ai propri istinti criminali”.

Il Gip non si addentra in quello che definisce “il goffo tentativo di scagionare il proprio (ex) fidanzato” fatto dalla vittima. Potrebbe essere stato, scrive il giudice, “in ragione di un forte legame sentimentale” o per “il timore in lei suscitato” dall’indagato, o, anche, “per un substrato culturale che induce a ritenere privo di adeguata considerazione colui che denuncia”.

In questo senso potrebbe essere letta la frase che la vittima rivolge alla vicina di casa che, riferendo all’operatore del 118 che lei aveva accusato il fidanzato dell’aggressione, la apostrofa con la frase “io non sono una sbirra”.

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