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Attentato Marsiglia, grida Allah Akbar e ammazza due donne: Isis rivendica attacco

di admin |2 Ottobre 2017 8:30

Attentato Marsiglia, grida Allah Akbar e ammazza due donne: Isis rivendica attacco (Foto Ansa)

Attentato Marsiglia, grida Allah Akbar e ammazza due donne: Isis rivendica attacco (Foto Ansa)

MARSIGLIA – Attentato Marsiglia, grida Allah Akbar e ammazza due donne: Isis rivendica attacco. “E’ un nostro soldato”, scrive poche ore dopo l’attentato per le strade di Marsiglia del 2 ottobre lo Stato islamico. La rivendicazione è apparsa suo Amaq, organo di propaganda del terrorismo islamico. Il terrorista, un nordafricano tra i 25 e i 30 anni, ha sgozzato e pugnalato a morte due donne, una di 21 anni e una di 30 anni, prima di essere neutralizzato dai soldati francesi di guardia presso lo scalo, schierati nell’ambito dell’operazione antiterrorismo “Sentinelle”.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’attacco come un “atto barbaro” e ringraziato gli agenti dell’antiterrorismo intervenuti.  L’Ansa scrive che a Marsiglia erano le 13.45, la stazione era affollatissima come sempre la domenica quando – in pochi secondi – si svolge la violentissima azione. Le videocamere inquadrano l’uomo, seduto, immobile su una panchina della stazione, concentrato. All’improvviso si alza e si scaglia contro la prima vittima. Poi, fugge, torna e attacca l’altra. Usa sempre un grosso coltello da macelleria, ma quando i poliziotti perquisiranno il cadavere gli troveranno addosso un altro coltello. Nessun dubbio, quindi, che si sia recato a Saint-Charles per colpire. Fra le grida della gente e il fuggi fuggi generale, una pattuglia del dispositivo antiterrorismo Sentinelle individua l’assassino che si getta con il coltello sui militari.

Uno di loro estrae l’arma d’ordinanza e gli spara per due volte, uccidendolo ed evitando ulteriori vittime, come non hanno mancato di sottolineare tutti i commentatori. Nonostante l’apparente evidenza dei fatti, l’episodio mantiene un alone di mistero. Ad alimentare gli interrogativi, c’è anche la comparsa del ministro dell’Interno, Gerard Collomb, davanti alle telecamere. Un’apparizione attesa a lungo che si è rivelata scarna di certezze, nonostante le ore trascorse. Nonostante l’inchiesta sia stata affidata alla procura antiterrorismo, e prima della rivendicazione dell’Isis, Collomb ha sottolineato che “potrebbe trattarsi” di un attentato terroristico.

Non ha comunicato i nomi delle vittime, non si è sbilanciato sull’assassino, che – tramite il Dna e le immagini video – è stato ampiamente identificato. Ha fra i 30 e i 35 anni, aspetto nordafricano, pregiudicato per delinquenza comune, reati come scippi, furti, spaccio di stupefacenti, arrestato almeno una decina di volte. Ma non uno sprovveduto, né un improvvisatore: in vari paesi del Maghreb, ogni volta che la polizia l’ha fermato, lui ha fornito generalità e documenti diversi, sette identità per la precisione. Mai, però, era stato schedato come a rischio radicalizzazione.

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