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Londra, Vip e diritto alla privacy non vanno d’accordo

di Elisa D'Alto |28 Novembre 2011 15:01

ROMA – Perché se un personaggio famoso chiama la polizia il primo a presentarsi è un giornalista? La domanda se la fa Hugh Grant, l’attore inglese divenuto in patria un paladino della privacy dopo lo scandalo News of the World, il tabloid che ha chiuso dopo che i suoi metodi poco ortodossi di raccogliere informazioni sono usciti allo scoperto.

Polizia e giornalisti sono in contatto quando si tratta di Vip? Uno scenario che ricalca il film L.A. Confidential, dove i poliziotti, di fronte a un personaggio noto beccato in situazioni scomode, passava la soffiata direttamente ai giornalisti. Il sospetto di Grant a quanto pare è fondato se a Londra è nata una Commissione ad hoc, la commissione Leveson, per indagare sullo scandalo intercettazioni.

E Grant non è isolato, con lui anche Sienna Miller e Max Mosley (l’ex capo della Formula Uno di cui sono uscite foto sexy da un party in stile nazi), la “mamma” di Harry Potter J.K. Rowling. Tutti contro gli eccessi dei tabloid, che in Gran Bretagna sono da sempre spregiudicati. Scrive Silvia Truzzi sul Fatto Quotidiano: “Si può chiedere di non essere violentati nella propria sfera personale – specie con pratiche illegali e sciacallesche – senza negare una solare verità: la notorietà ha bisogno di essere nutrita, il rischio dell’oblio esiste. Eccome. Il citatissimo Oscar Wilde, nel Ritratto di Dorian Gray, illustra così la regoletta della fama: “C’è una sola cosa peggiore al mondo che far parlare di sé ed è non far parlare di sé””.

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