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Alberto Stasi insultato su Facebook: donna condannata a 9mila euro di risarcimento

di redazione Blitz |6 Luglio 2018 22:51

Alberto Stasi insultato su Facebook: condannata a 9mila euro di risarcimento (Foto Ansa)

Alberto Stasi insultato su Facebook: condannata a 9mila euro di risarcimento (Foto Ansa)

MILANO  –  Insultò su Facebook Alberto Stasi, il giovane di 34 anni condannato a sedici anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi: [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] condannata a 900 euro di multa e a 9mila euro di risarcimento danni per diffamazione aggravata.

E’ la pena inflitta a Maria Grazia Montani dal giudice della decima sezione penale del tribunale, riferisce l’agenzia Ansa, tribunale che ha invece dichiarato il non doversi procedere nei confronti della donna, che risulta quindi assolta, per il reato di minacce in quanto ha già versato a Stasi un assegno di 6mila euro. I fatti al centro del dibattimento risalgono al 2009 quando venne aperta su Facebook una pagina dal nome Delitto di Garlasco: giustizia per Chiara Poggi e di cui la Montani, 51 anni, era uno degli amministratori.

La vicenda costerà alla Montani, tra quanto già versato e quanto dovrà versare a Stasi, quasi 16mila euro. L’ex bocconiano, presente in aula venerdì 6 luglio per assistere alla lettura del dispositivo, aveva rifiutato un’offerta di 15 mila euro da parte della donna in cambio della remissione della querela per minacce e diffamazione aggravata.

Tramite il suo avvocato ha chiesto un risarcimento molto più alto: 40mila euro con una provvisionale di 15mila. Una cifra, quest’ultima, che “è per me già grandissima – ha detto l’imputata in aula rendendo dichiarazioni spontanee – perché io sono una persona semplice. Mi dispiace molto per quello che ho fatto, chiedo scusa a Stasi, ma in quel periodo Chiara Poggi mi parlava e io volevo solo arrivare alla verità”.

Il caso risale agli anni tra il 2011 e il 2013: era stato lo stesso Stasi, 34 anni, a raccontare in aula durante il processo di essere stato pedinato e poi insultato su Facebook. Nei commenti e nei post della pagina di cui la Montani era amministratrice gli erano stati rivolti epiteti da lui ritenuti diffamatori tra cui “bastardo”, e accuse come “corruzione di periti e giudici – aveva detto durante la sue deposizione -, vendita di organi umani” e “rapporti di parentela con i clan”. Inoltre Stasi aveva spiegato che sulla pagina web c’erano anche dettagli “sulla mia vita personale. Cioè che facevo festini a sfondo omosessuale e gay” e “che assumevo sostanze stupefacenti”.

L’avvocato difensore della donna nel chiedere l’assoluzione per la sua assistita, ha detto che il “suo è stato un atteggiamento infantile, ingenuo. Lei riteneva di avere un dono e di riuscire a parlare con Chiara Poggi, non credeva di commettere un reato”.

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