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Armi per Isis da Napoli alla Libia, deputato M5S ammette: “Ho pagato un viaggio…”

di Alessandro Avico |25 Febbraio 2017 18:58

NAPOLI – Il tribunale dei Riesame di Napoli ha confermato la custodia cautelare in carcere per Mario Di Leva e Annamaria Fontana, la coppia di coniugi di San Giorgio a Cremano, nel Napoletano, arrestati nei giorni scorsi nell’ambito di una inchiesta su un traffico internazionale di armi con la Libia e l’Iran. Come riporta anche Il Mattino, spunta il nome di un deputato M5S che diede 2.300 euro ad Annamaria Fontana, in due tranche, su sua esplicita richiesta. Soldi che servivano a realizzare un viaggio, anzi, il famigerato viaggio a Istanbul, per incontrare un leader oppositore del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale. È quanto dichiarato dallo stesso Angelo Tofalo, nel corso della testimonianza resa dinanzi al pm Catello Maresca (magistrato in forza al pool dell’aggiunto Giuseppe Borrelli), che indaga sul traffico di armi in Libia e in Siria (paesi embargati).

Ci sono poi tre mail che fanno riferimento a forniture di armi con la Libia, in particolare destinate alla fazione capeggiata dall’ex premier islamista del dissolto governo di salvezza nazionale libic26o Khalifa Al-Ghwell, che sarebbero state inviate da Annamaria Fontana, arrestata nelle scorse settimane nell’ambito dell’inchiesta su un traffico di armi con la Libia e l’Iran: è questo l’argomento centrale di una informativa della Guardia di Finanza di Venezia trasmessa al pm della Dda di Napoli Catello Maresca, titolare dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

“A cosa dovessero servire i materiali di armamento che Khalifa Al-Ghweil ha tentato di acquistare dalla Fontana, incontrandola da ultimo il 17-19 settembre 2016 – sottolineano gli investigatori nel rapporto alla magistratura -, è di facile intuizione dalla lettura degli organi di stampa che il 15 ottobre 2016 riferiscono del tentativo di colpo di stato (attuato da Khalifa, ndr) e dell’aggressione alle basi del governo sostenuto dalle Nazioni Unite”.

Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, i destinatari degli armamenti, acquistati presso una azienda ucraina dalla società Hight Tecnology System Llc di Mario Di Leva (marito della Fontana, anch’egli arrestato con le stesse accuse, ndr), sono proprio i componenti del “governo di salvezza nazionale” di Khalifa.

“Se il deputato 5 stelle Tofalo, come da lui dichiarato ai magistrati e riportato dai media, è stato parte attiva in una vicenda di traffico internazionale di armi si tratterebbe di un fatto di incredibile gravità. Non capiamo, oltre al resto, per quale motivo Tofalo non abbia ancora rassegnato le sue dimissioni dal Copasir. Il suo è un comportamento inaccettabile. Tofalo inoltre farebbe bene a spiegare allo stesso Copasir ma anche ai cittadini cosa sia realmente accaduto in una vicenda a dir poco torbida.” Commenta David Ermini, deputato Pd.

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