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Bimba morta di fame: poliziotti dallo psicologo dopo foto

di Daniela Lauria |27 Ottobre 2015 15:46

Bimba morta di fame: poliziotti dallo psicologo dopo foto

MILANO – Non hanno retto alla vista delle foto di quel corpicino malnutrito e disidratato, dilaniato dalle piaghe da decubito, con la testa deformata dalla culla in mezzo a una stanza piena di scarafaggi. Troppo orrore per gli occhi dei poliziotti della Squadra Mobile, troppo orrore persino per chi di mestiere è avvezzo a certe visioni “hard”. Al punto che quei poliziotti hanno dovuto chiedere supporto psicologico.

Il caso risale al febbraio scorso, quando una bimba di appena 9 mesi viene trovata morta in una casa a Milano. Nella città dell’Expo intitolata “nutrire il pianeta”, una bimba appena nata era stata lasciata morire di fame e di sete, nell’indifferenza generale di vicini e familiari. Nessuno sembrerebbe aver mai presagito il disagio sociale che si consumava in quell’appartamento. I genitori, che ora piangono la loro bambina, dovranno rispondere del mancato accudimento.

Ma quel che più spaventa è l’assurdo silenzio intorno alla vicenda. Nessuna avvisaglia avrebbe avuto il nonno materno, che pure in quella casa con la sua nipotina ci viveva. Non se ne è accorto il medico del Pronto Soccorso, che visitò la neonata 20 giorni prima del decesso. Nessun sospetto neppure quando i genitori lasciano improvvisamente l’ospedale, senza attendere gli esami delle urine prescritti. E dunque nessuna segnalazione. Agli occhi dei vicini quei due genitori, di 41 e 37 anni, disoccupati ma non indigenti dal momento che la casa in cui vivevano era di proprietà, potevano apparire strani. Ma non al punto da spingersi a segnalare il disagio a chi di dovere.

Spetta ora al Tribunale giudicare le ipotetiche responsabilità. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, gli unici veri indagati sono i genitori, per un reato da 12/24 anni. La posizione del nonno sarebbe stata archiviata perché tecnicamente privo di “posizione di garanzia rispetto all’accudimento”. Così pure per il medico, nella presunzione che non se ne sia potuto accorgere.

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