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Bologna, università occupata per vendere alcolici e fare feste…o viceversa?

di admin |23 Febbraio 2015 12:43

Bologna, università occupata per vendere alcolici e fare feste…o viceversa?

BOLOGNA – Aule occupate all’università di Bologna, dove gli studenti vendono alcolici per auto-finanziarsi. Oppure vendita di alcolici illegale mascherata da occupazione. I soldi, dicono i ragazzi dei collettivi, servono per finanziare le attività, tra trasferte e cortei, e le feste. Non mancano poi le occupazioni “storiche”: un’aula della facoltà di Scienze politiche dell’ateneo è occupata dagli anarchici da ormai 25 anni. Franco Giubilei su La Stampa scrive che ormai le occupazioni all’università di Bologna da parte dei collettivi sono all’ordine del giorno, nonostante le polemiche e i malumori non manchino per l’uso inappropriato delle aule:

“I fondi poi vengono utilizzati dai gruppi per le loro attività politiche, comprese, sostiene il presidente della scuola di Lettere e Beni culturali Costantino Marmo, «le spese legali per le denunce, oppure le trasferte a Cremona o in Val Susa per partecipare alle manifestazioni».

C’è poi un’altra aula di Lettere, al numero 36 della stessa via, che è occupata in pianta stabile: «E’ un soppalco della biblioteca di discipline umanistiche che è diventata la sede dell’ufficio del Cua (Collettivo universitario autonomo, ndr), che qui svolge le sue consulenze e dove si scaricavano anche libri piratati via internet», aggiunge il docente.”

Intanto gli studenti dei diversi collettivi si contendono gli spazi  per le feste e in alcune occasioni non senza danni:

“dopo che una vetrata è andata in frantumi durante una delle famose feste, è stato convocato un consiglio di facoltà. «Al consiglio si sono presentati gli esponenti del Cua e hanno interrotto la riunione – spiega il professor Marmo -, al che noi li abbiamo denunciati per interruzione di pubblico servizio».

A questo punto si è mosso il senato accademico, annunciando provvedimenti disciplinari a carico dei responsabili. Ma il clima si è appesantito anche fra i diversi gruppi antagonisti, Cua da una parte e Hobo e Labàs dall’altra, che si contendono gli stessi spazi per organizzarvi i party di autofinanziamento e di recente sono pure venuti alle mani, pare proprio per questo motivo”.

L’università però non ha mai coinvolto la polizia, sottolineando che si tratta di un centinaio di ragazzi che danno problemi contro i 12mila iscritti, spiega Marmo:

“«La nostra politica è stata cercare di garantire la tranquillità delle attività, e poi chiedere l’intervento della polizia all’interno dell’università è una decisione grave: l’ultima volta che è stato fatto, nell’ormai lontano 1977, c’è scappato il morto (lo studente di Lotta continua Francesco Lorusso, ndr). Servirebbe una squadra di buttafuori di venti persone per risolvere certe situazioni. E’ molto avvilente, questi giovani che fanno parte dei collettivi sono contro qualsiasi regola e vogliono fare come pare a loro. E noi, a volte, purtroppo siamo addirittura costretti a ridefinire la nostra attività in funzione loro».

I ragazzi del collettivo però si difendono:

“«l’autogestione per poter accedere alle aule dalle 19 in poi è partita quando la Scuola ha deciso di non concedere alcune aule per le nostre attività di laboratorio teatrale, sperimentazione musicale e seminari». E come giustificano le feste, allora? «Anche quelle, con i progetti musicali, fanno parte dei percorsi culturali. Se l’università non concede spazi né risorse, gli studenti se li costruiscono da sé. In realtà questi attacchi all’autogestione degli studenti servono soltanto ai giochi elettorali per il nuovo rettore»”.

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