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Bpm, giallo del pc. Pm valutano possibile indagine su Laboccetta e Corallo

di Emiliano Condò |15 Novembre 2011 21:57

MILANO – Si profilano guai giudiziari anche per il senatore del Pdl Amedeo Laboccetta e per il titolare del gruppo dei giochi Atlantis Bplus Francesco Corallo: potrebbero finire tra gli indagati dell'inchiesta della Procura di Milano su Bpm accanto all'ex presidente della banca Massimo Ponzellini, al suo collaboratore Antonio Cannalire e a una terza persona.

Infatti, i pm Mauro Clerici e Roberto Pellicano, titolari dell'indagine con al centro un finanziamento sospetto di 148 milioni da parte di Bpm al gruppo Atlantis, stanno effettuando accertamenti su un episodio collaterale che avrebbe compromesso le perquisizioni di giovedi' scorso della Gdf a Roma, in particolare nell'appartamento in piazza di Spagna riconducibile a Corallo. Qui le Fiamme Gialle, secondo il rapporto presentato ieri, si sono presentate alle 9 di mattina ma sono state inizialmente bloccate fuori dalla porta perche' il titolare di Atlantis ha fatto valere una presunta immunita' diplomatica, sostenendo di essere ambasciatore per la Fao in Italia della Repubblica caraibica di Dominica, carica che stamani la stessa Fao ha negato.

Dopo di che nell'abitazione-ufficio, mentre gia' si trovavano Corallo, quattro avvocati e una collaboratrice sudamericana, e' arrivato il senatore Laboccetta il quale, quando finalmente e' stata fatta entrare la Guardia di Finanza, ha impedito il sequestro di un computer portatile e, sostenendo di esserne il proprietario, se l'e' portato via senza nemmeno dare il tempo di segnare il codice identificativo.

Ecco allora che questo pomeriggio, dopo una riunione con il procuratore aggiunto Francesco Greco, i due pm hanno deciso di inviare nei prossimi giorni alla Camera una richiesta di autorizzazione al sequestro del pc di Laboccetta. Inoltre si sta valutando la sua iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento.

Inoltre si fa sempre piu' concreta anche l'iscrizione di Corallo, soprattutto dopo che l'agenzia dell'Onu in Italia ha comunicato all'ANSA che ''non e' il Rappresentante permanente del Commonwealth di Dominica presso la Fao'' e che la Farnesina ha effettivamente ricevuto una ''richiesta di parere'' da parte del Fondo per l'alimentazione e per l'agricoltura delle Nazioni Unite sul suo eventuale accreditamento. Parere poi risultato negativo perche', hanno spiegato al Ministero degli Esteri, il titolare del gruppo Atlantis ''svolge attivita' economiche in Italia'' e si ritiene dunque ''inopportuno'' che qualcuno con interessi economici nel nostro Paese goda di immunita' diplomatica (in serata Atlantis Bplus ha diffuso una nota in cui dichiara che ''relativamente alla carica di Ambasciatore della F.A.O. di Francesco Corallo si informa che non c'e' nulla da dichiarare poiche' la questione ha assunto una rilevanza diplomatica che sara' trattata nelle competenti sedi'').

Cosi', dopo aver chiesto i documenti sul caso alla Farnesina, i pm hanno dato disposizione agli investigatori di acquisire presso l'organismo internazionale gli atti di una comunicazione (quella della Fao) diventata pubblica. Solo dopo aver vagliato tutta la documentazione e accertato, per vie formali, che Corallo (suo padre Gaetano e' stato condannato per reati di criminalita') non e', come risulterebbe, ambasciatore e' probabile che venga indagato per falsa attestazione a un pubblico ufficiale di identita' o qualita' personali. Riguardo alla vicenda Laboccetta si e' lamentato affermando che ''e' sbalorditivo che qualcuno ipotizzi addirittura un reato di favoreggiamento del quale manca ogni presupposto giuridico oltre che di fatto''.

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