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Camera oscura, per i fotografi scatta la clausola antizoom

di Daniela Lauria |25 Novembre 2011 20:04

ROMA, 25 NOV – Tempi duri per i fotografi a Montecitorio. Ricordate il bigliettino di Enrico Letta a Monti (''fammi sapere come posso esserti utile, interagiamo sui viceministri?'') o l'appunto di Berlusconi sugli ''otto traditori'' durante l'ultima votazione affrontata in aula da presidente del consiglio? Immagini come quelle, con le nuove regole decise dall'ufficio di presidenza di Montecitorio, rischiano di non essere piu' pubblicate.

Nel modulo di adesione alla nuova associazione dei fotografi, la cui nascita e' stata stabilita mercoledi' scorso dopo la levata di scudi di deputati stufi di essere ripresi mentre tra una votazione e l'altra si scambiano messaggi, sonnecchiano, leggono il giornale o sbirciano siti (anche di escort) sull'I-pad, e' infatti contenuta una clausola che restringe di molto la liberta' di scatto: ai fotografi viene chiesto di impegnarsi a non usare i loro potenti obiettivi per cogliere deputati o ministri in atti e comportamenti ''non essenziali per l'informazione sull'andamento dei lavori parlamentari''. I fotografi devono anche impegnarsi a non diffondere e a distruggere le immagini ''rubate''. Ma fin qui non sarebbe nulla: firmando la clausola, il fotografo accetta il principio che la violazione delle regole comportera' la cancellazione dall'elenco dei fotografi accreditati a Montecitorio. In pratica, chi sgarra non potra' piu' mettere piede nel palazzo con una macchina fotografica al collo.

Il giro di vite, che era stato ammorbidito dalle promesse di lasciare la questione privacy all'autoregolamentazione dei fotografi, si scontra con la dura presa di posizione dell'associazione stampa parlamentare, costituita dai giornalisti che frequentano abitualmente Montecitorio. L'Asp chiede ai fotoreporter di non firmare la clausola prevista dalla Camera, giudicandola ''inaccettabile nella forma e nella sostanza''.

''Mettere nero su bianco la minaccia di cancellazione dei colleghi – secondo i giornalisti parlamentari – rappresenta un'intollerabile limitazione del diritto di cronaca che nessun richiamo al diritto alla riservatezza delle comunicazioni puo' giustificare''. Anche l'ordine dei giornalisti, con il suo presidente Enzo Iacopino, invita i fotografi a non firmare. ''Questa clausola – dice Iacopino – rivela un'idea proprietaria della Camera, che non e' la casa privata di questo o quel deputato''.

Di fronte alla levata di scudi, l'ufficio di presidenza della Camera probabilmente dovra' rivedere la sua decisione. Lo fa capire il deputato dell'Api Renzo Lusetti, componente dell'organismo parlamentare, che annuncia: ''Siamo disposti a sederci di nuovo intorno a un tavolo con i fotografi per vedere di risolvere il problema''.

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