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Concordia, Schettino non diede l’allarme

di Elisa D'Alto |29 Febbraio 2012 22:37

FIRENZE, 29 FEB – L’ufficiale di coperta Andrea Bongiovanni, dopo l’incidente della Costa Concordia, aveva il ”dito pronto sul pulsante”, per dare l’allarme di emergenza generale. Ma il comandante Francesco Schettino dispose ”di attendere”. E’ lo stesso Bongiovanni, anche lui oggi indagato, a dirlo nell’interrogatorio davanti agli inquirenti reso due giorni dopo il naufragio. L’ok di Schettino a schiacciare il pulsante arrivo’, ricorda l’ufficiale, solo dopo circa mezz’ora dal suo arrivo in plancia dopo la collisione.

In una prima fase, ha ricostruito Bongiovanni, ”dal comportamento che il comandante teneva deducevo che lui pensasse che la situazione fosse sotto controllo, anche perche’ il comandante Schettino non voleva dare il segnale di emergenza generale come noi ufficiali ritenevamo il caso. Io personalmente – ha aggiunto – ho esclamato a voce alta ‘diamo il segnale di emergenza generale?’ ed ero con il dito pronto sul pulsante, il comandante ha disposto di attendere”, aggiunge Bongiovanni riferendo che a quel punto la nave ”aveva gia’ assunto un notevole sbandamento sulla dritta superiore ai 5 gradi”.

”La mia carriera e’ finita”: questa una delle frasi del comandante Schettino dopo la collisione secondo Bongiovanni. Bongiovanni e’ salito in plancia di comando certo che si fosse trattato di una collisione, poiche’ ha spiegato ai magistrati, aveva gia’ avuto una simile esperienza nel 2010 sulla ”Costa Europa”. Dopo che era chiaro che tre generatori erano fuori uso, Schettino cerco’ di capire se gli altri tre potevano essere utilizzabili, e avviso telefonicamente Roberto Ferrarini, coordinatore della flotta in caso di crisi. Poi, racconta ancora Bongiovanni, ”mi ha guardato dicendomi ‘La mia carriera e’ finita”’. Frase di fronte alla quale l’ufficiale disse al comandante di non preoccuparsi della carriera. ”Lo supportavo – ha raccontato agli inquirenti – perche’ avevo visto che il comandante Schettino aveva perso la cognizione dell’emergenza nel senso che ha lasciato stare per qualche attimo la situazione pensando piu’ a quello che mi aveva appena detto”.

”Io non avevo neanche il giubbotto di salvataggio, perche’ non era mia intenzione abbandonare la nave, possiamo chiederlo a tutti ”. Lo dice il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino durante l’interrogatorio davanti al gip del 17 gennaio. ”Tutti quanti avevano indossato i giubbotti, per me… – aggiunge ancora Schettino – la mia vita in quel momento era distrutta, cioe’ a me non interessava piu’ il giubbotto, basta…cioe’ per me era finita”.

Quando ci fu l’ ammaino delle lance sul lato dritto della Concordia, il comandante Francesco Schettino non era sul ponte e ricomparve sullo scoglio. Lo afferma Salvatore Ursino, secondo ufficiale di coperta, adesso tra gli indagati per il naufragio, durante la deposizione fatta agli investigatori il 14 gennaio, la sera dopo il disastro. Ursino riferisce che ”insieme agli altri ufficiali di coperta, al nostromo e nostromo in seconda” procedemmo ”all’ammaino delle lance sul lato dritto della nave e preciso che il comandante sul ponte non c’era”. Il secondo ufficiale di coperta racconta di aver aiutato i passeggeri ad imbarcarsi su lance e zattere. ”Sono stato uno degli ultimi – dice Ursino – a lasciare la nave saltando sul tetto di una lancia”. E aggiunge: ”Il comandante Schettino l’ho visto sullo scoglio vicino alla nave una volta che anche noi della lancia siamo sbarcati per metterci a riparo dalla nave che poi si e’ fermata: era arrivato li’ con una lancia”.

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