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Coronavirus dà altra mandata di serratura: in casa fino a metà maggio

di Redazione Blitz |10 Aprile 2020 8:38

Lockdown rinviato al 9 novembre. Ma c'è troppa gente in giro (Foto d'archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus dà altra mandata di serratura, altro giro di chiave nel verso che chiude: si ricomincerà ad uscire di casa per andare a lavorare (non tutte le attività lavorative) lunedì 4 maggio, si uscirà di casa per muoversi liberamente (non per andare dovunque e comunque) lunedì 11 maggio o il successivo lunedì 18 di maggio. Il calendario, più che il governo, lo scrive e lo stende coronavirus.

Coronavirus, cioè il contagio, l’epidemia. A dispetto di ciò che i più vogliono che sia, contagio ed epidemia restano forti. Forti nei numeri:  4.204 contagiati in più al 9 di aprile e 610 morti in più alla stessa data. C’è più posto negli ospedali per i malati, gli ospedali sono più preparati e organizzati di quanto non fosse mesi e settimane fa, ci sono molti guariti ma l’epidemia non è ferma, tutt’altro.

Viaggia in autostrada a velocità di crociera. Con quattromila contagi in più ogni giorno riprendere più o meno la vita di prima si può fare solo accettando il prezzo di qualche decina di migliaia di morti in più in corso d’anno. Si può fare se lo si vuole, lo si può perfino considerare il meno peggio rispetto al paese fermo e avviato a scivolare in basso, pericolosamente in basso, in tenuta economica e sociale. Ma in quel caso si abbia il coraggio e l’onestà di dire cosa si sceglie.

E’ coronavirus e non Conte che allunga il tempo del chiusi in casa e di fabbriche, aziende e negozi drammaticamente ancora chiusi. Se c’è (ed è molto probabile che ci sia) una riluttanza di Conte e del governo tutto a prendere decisioni non coperte dalle indicazioni sanitarie, se c’è (e c’è) la voglia di Conte di allontanare il calice di decisioni e scelte che non competono a Comitati Tecnico Scientifici, non è ora il tempo di misurarle.

A fine mese, nei primi giorni di maggio Conte e tutto il governo non potranno più stare allineati dietro le indicazioni sanitarie, quelle e solo quelle. Dovranno scegliere, decidere e rischiare il quando e soprattutto il come uscire di casa.

Per il quando, oltre metà maggio il paese tutto, la gente, i singoli non possono andare. A quella data coronavirus sarà certamente ancora tra noi, lo annunciano ogni giorno i suoi numeri. E allora sarà tutto giocato sul tavolo del come si esce, fondamentale sarà la capacità di individuare e spegnere quando sono piccoli i nuovi focolai.

Sistema Italia sarà in grado di farlo? Per il resto non poco si giocherà sul tavolo della fortuna e della buona sorte: l’Italia arriva prima di tutti al bivio dove il tempo e la linea dell’epidemia si biforcano rispetto al tempo e alla linea della tollerabilità sociale dell’isolamento e distanziamento  come antemurale al contagio.

Questo bivio, già fissato, atteso da virologi, epidemiologi, statistici e di conseguenza ministri per l’ultima decade di aprile, coronavirus forte dei suoi quattromila contagi al giorno, lo ho spostato in avanti di 10/15 giorni. Tutti quelli che non ci stanno a questo calendario, e sono moltissimi e variegati, se la prendano con coronavirus, è lui che decide.

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