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Coronavirus, a Bergamo ospedale da campo allestito dagli Alpini. Gori: “Posti finiti”

di Maria Elena Perrero |18 Marzo 2020 10:46

Coronavirus, a Bergamo ospedale da campo allestito dagli Alpini. Gori: "Posti finiti" (foto Ansa)

Coronavirus, a Bergamo ospedale da campo allestito dagli Alpini. Gori: “Posti finiti” (foto Ansa)

MILANO  –  A Bergamo non si fanno i flash mob per esorcizzare la paura del coronavirus, la solitudine che si prova non è quella della quarantena, ma quella del lutto. La Città dei Mille e la sua provincia sono le più colpite della già stremata Lombardia, e d’Italia. Qui sono 3.993 le persone contagiate, e i morti non solo non possono essere pianti, ma a volte faticano anche ad essere sepolti, visto il numero di richieste che arrivano alle pompe funebri. 

E’ qui che l’Associazione nazionale alpini allestirà il suo ospedale da campo, all’interno dell’area dell’Ente Fiera. Avrà 250 posti letto e sarà operativo, se tutto va bene, nel giro di una settimana. L’intervento, d’intesa con la Protezione Civile, la Regione Lombardia e l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – ospedale avamposto ormai al collasso – prevede il dispiegamento di gran parte delle strutture dell’Ospedale Maggiore e dell’Ospedale Leggero. 

Saranno utilizzate tensostrutture e tende di diverse dimensioni, per arrivare a disporre di oltre trecento posti serviti da impianto ad ossigeno, di terapia sub intensiva per pazienti già usciti dalla fase critica, con alcune ampie zone comuni e 24 camerette a 4 letti. Già nella fase iniziale potranno essere un centinaio i pazienti trattati con “casco” respiratorio, hanno spiegato dalla Protezione civile. Nell’ospedale da campo opereranno circa cento persone al giorno tra personale sanitario dell’Ana, degli ospedali bergamaschi, alcuni medici cinesi e personale tecnico.

“Arriva un contingente di medici e infermieri dalla Cina – ha spiegato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori – abbiamo il luogo, chi lo realizza in pochi giorni, i medici e le attrezzature per farne un centro” che potrà alleggerire i presidi di Bergamo, anche se certo non potrà avere la terapia intensiva “perché questo richiederebbe dei ventilatori che in questo momento sono la merce più rara del mondo”. 

Proprio ieri Gori ha dovuto spegnere il wi-fi comunale: “Nuova necessaria chiusura: oggi tocca al wi-fi comunale, gratuito e disponibile in tutti i quartieri della città, nelle piazze e nei giardini. Abbiamo dovuto spegnerlo perché si formavano capannelli di persone in prossimità degli hot spot che ripetono il segnale”, ha spiegato su Facebook. “Come diavolo dobbiamo spiegarlo che bisogna stare a casa ed evitare tutti i contatti sociali non essenziali??!!”. Perché anche qui c’è ancora chi non capisce che il distanziamento sociale è la prima vera ed efficace misura di prevenzione del contagio, come continuano a ripetere i virologi. 

Chi la vicinanza non poteva evitarla, e per questo ha perso la vita, era Mario Giovita, primo medico di famiglia contagiato da Covid-19, probabilmente quando ancora si pensava fosse solo un’influenza più virulenta delle altre. Giovita è il quarto medico di famiglia morto in Lombardia per coronavirus. A Bergamo i medici di famiglia contagiati sono 100, dicono dalla federazione medici di medicina generale (Fimmg). Alcuni di loro sono in gravi condiziono.

“Esporre noi ad un così alto rischio di contagio – ricorda Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg – significa anche mettere a repentaglio la salute dei cittadini più fragili, quelli che quotidianamente assistiamo sul territorio per fare in modo che possano gestire complessi quadri di cronicità”. Perché solo i medici ci potranno salvare. E questo sarà bene ricordarlo anche quando questa emergenza, si spera, un giorno sarà finita. (Fonti: Ansa, Agi)

 

 

 

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