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Davide Stival: “Veronica Panarello mi ha riempito di bugie”

di Daniela Lauria |18 Ottobre 2016 10:36

Davide Stival: “Veronica Panarello mi ha riempito di bugie”

RAGUSA – Veronica Panarello, “ha raccontato soltanto una valanga di bugie”. Così Davide Stival, il papà del piccolo Loris ucciso nel 2014 a Santa Croce di Camerina, si lascia andare ad uno sfogo fugace all’uscita dal Palazzo di Giustizia di Ragusa, dove il gup, Andrea Reale, ha appena pronunciato la sentenza di condanna in primo grado della moglie, Veronica Panarello, a 30 anni di carcere per l’omicidio e l’occultamento del cadavere del figlioletto.

Non credo più a una sola parola che esce dalla sua bocca“, ha detto ai cronisti che lo attendevano all’uscita dall’aula. “Ho ascoltato tutti in dibattimento per capire – aggiunge – E infatti, come dice il mio avvocato, non abbiamo posizioni da difendere né dita da puntare: avremmo accettato qualsiasi sentenza, senza temere la verità, perché abbiamo fiducia nella magistratura”.

 

Poi corre via per sfuggire all’assalto: “Sono notti che non dormo. Ma non parlo, non parlo anche se adesso siamo alla conclusione di due anni di inferno…”.

In questa immane tragedia Davide Stival, ex camionista ora disoccupato, ha perso un figlio, una moglie e il lavoro. Per un paio di giorni, subito dopo il ritrovamento del figlio in un canalone, aveva creduto alla moglie. Era corso in Sicilia, dalla Lombardia dove lavorava, per consolarla. Poi ha dovuto fare i conti con la verità inconcepibile che a poco a poco emergeva dalle indagini.

L’ha sostenuta quando diceva con determinazione di avere accompagnato il figlio a scuola. Ribadendolo con ostinazione davanti alle indagini di polizia di Stato, squadra mobile e carabinieri e alle telecamere che la smentivano. Nove giorni dopo la scoperta del cadavere, quando la Procura ferma sua moglie, lui ha il primo crollo: “Se è stata lei mi crolla il mondo addosso”, dice sgomento.

Le bugie della moglie vengono a poco a poco smontate, una ad una. Agli investigatori Veronica prima ha detto l’ho accompagnato a scuola e all’uscita non l’ho trovato. Poi no, è rientrato a casa, senza andare a lezione, ma non ricordo altro. E’ stato un incidente, è morto mentre stava giocando con delle fascette. Infine, l’ha ucciso mio suocero, Andrea Stival, per impedirgli di rivelare che era il mio amante.

Lo dice per la prima volta nel carcere di Catania nel gennaio del 2016: “Loris l’ha ucciso mio suocero, Andrea Stival perché voleva rivelare la nostra relazione: ho ricordato tutto quando sono andata a trovare mio figlio al cimitero, ma non l’ho detto prima perché avevo paura che uccidesse anche il bimbo più piccolo”.

La Procura indaga l’uomo come atto dovuto e lo interroga il 3 marzo del 2016. Ma nel processo l’uomo resta come parte civile, e la Procura, il 3 ottobre scorso, chiede 30 anni per Veronica Panarello: per l’accusa, l’uomo non era in casa della nuora al momento del delitto, che ritiene sia stato stato commesso da lei sola. E l’ultima verità di Veronica, ma neppure il Gup le crede, condannandola a 30 anni.

Per un paio di giorni, subito dopo il ritrovamento di quel corpicino devastato, aveva creduto alla moglie. Rientrando in Sicilia dalla Lombardia dove lavorava, senza il camion, in volo, per confortare Veronica. Senza immaginare la verità poi sbandierata dalle indagini della Squadra Mobile.

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