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Delitto Via Poma: Busco impugna condanna

di Alberto Francavilla |10 Giugno 2011 19:23

ROMA, 10 GIU – Pochi minuti dopo la sentenza con la quale la III Corte d'assise di Roma il 26 gennaio scorso inflisse 24 anni di carcere a Raniero Busco ritenendolo l'omicida di Simonetta Cesaroni, il difensore del giovane, l'avvocato Paolo Loria, manifesto' non solo la profonda delusione per una decisione pesante che non si aspettava, ma anche che non sarebbe finita li', che avrebbero proposto sicuramente appello. Due giorni fa, l'appello e' stato presentato, perche' non ci sono prove e Busco va assolto, e adesso si aspetta la fissazione dell'udienza di discussione. Secondo voci non ufficiali il nuovo processo potrebbe essere celebrato alla fine di settembre, comunque entro meta' ottobre.
Si ritornera' quindi a parlare della storia di Simonetta, giovanissima impiegata della sede romana dell'Associazione degli Ostelli della gioventu', trafitta con 29 coltellate il 7 agosto 1990 negli uffici di via Poma. Si ritornera' a parlare e ad esaminare la posizione di Raniero, che di Simonetta era il fidanzato e che secondo i giudici di primo grado fu la 'mano' che utilizzo' quel tagliacarte che colpi' violentemente e barbaramente la ragazza.
Per i giudici di primo grado e' provata la responsabilita' di Busco, e' certo che Simonetta apri' la porta dell'ufficio a qualcuno che conosceva e che si stava accingendo ad avere un rapporto sessuale consenziente con lui. Sarebbe stato il suo improvviso e non atteso rifiuto, probabilmente, a provocare la reazione del suo aggressore e la sua irrefrenabile furia omicida. Per i giudici, quella violenta mano maschile non puo' che appartenere a Raniero Busco, per la presenza del suo Dna sul corpetto e sul reggiseno della ragazza, per la contestualita' tra l'azione omicidiaria e un morso sul capezzolo sinistro di Simonetta, per l'appartenenza a lui dell'impronta di quel morso.
Ventotto pagine e otto motivi d'appello sono stati adesso presentati per contrastare e contestare quella sentenza. Per l'avvocato Loria, gli elementi accusatori ''costituiscono un impianto probatorio tale da rendere ininfluente ogni considerazione su tutti gli altri elementi emersi nel processo''. Quali? Il ruolo dell'ex portiere Pietrino Vanacore, la pulizia del luogo del delitto, le contraddizioni e le omerta' emerse durante i 18 anni di indagine e nel dibattimento, i depistaggi, le gravissime lacune investigative e scientifiche, e altro. Per il legale di Raniero, poi, la Corte di primo grado si sarebbe praticamente conformata ''alle tesi del pm, che vengono adottate per intero, anche se frutto di ipotesi, di connessioni, di presunzioni totalmente sfornite di prova'', mentre ''tutte le tesi difensive, a cominciare dalle prove scientifiche, sono state totalmente disattese e molto spesso considerate frutto di suggestioni''.
La richiesta e' quella di ribaltare la sentenza di condanna (i cui elementi sarebbero ''insufficienti, contraddittori e illogici''), e contestualmente assolvere Raniero per non aver commesso il fatto. Come subordinata, di assolverlo per insufficienza o contraddittoriera' delle prove raccolte, o, in estremo subordine, ridurre la pena.

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