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Emanuela Orlandi, l’ex magistrato Martella: “Criminali ben organizzati”

di Elisa D'Alto |12 Maggio 2013 17:19

ROMA – Un magistrato in pensione, Ilario Martella, che fu tra i primi a indagare sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, mette alcuni punti fermi sulle tante teorie che si intrecciano impazzite nell’avvicinarsi dei 30 anni da quando Emanuela Orlandi fu vista l’ultima volta, i 22 giugno 1983. Ma al tempo stesso, lascia aperto un buco ancora più grosso, quando dice a Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera:

“Ritengo si possa con certezza affermare che ambedue i delitti [Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, l’altra ragazza, coetanea di Emanuela Orlandi, sparita poche settimane prima: entrambe, secondo Ilario Martella, vittime di rapimento e omicidio] siano stati ideati da una ben ramificata organizzazione criminale, che più volte ha dato notizia di sé con messaggi e comunicati volti a richiedere in ogni sede (tra cui Vaticano e presidenza della Repubblica italiana) lo scambio della libertà di Emanuela con quella di Agca e talora dei suoi amici Bagci e Celebi”.

Quale sia la “ben ramificata organizzazione criminale”, però, Ilario Martella non lo dice. Dice invece due cose di una certa importanza: le altre ipotesi prospettate, a sfondo sessuale o l’intreccio De Pedis-Marcinkus-Ior, “mi appaiono prive di fondamento”.

La pista della Magliana è stata insomma un abbaglio?

«Non affermo questo. Il rischio semmai è stato quello di banalizzare, parlando solo della malavita romana o dei vizi privati di un monsignore. Dietro le due scomparse, ripeto, c’è stata un’organizzazione potente, con un tasso di barbarie forse superiore a quello dell’attentato al papa

2. Non è per nulla credibile Marco Fassoni Accetti, il “supertestimone” e “telefonista” di complemento escogitato da Chi l’ha visto? e poi scaricato come pedofilo e pornografo,

«Il solo fatto che questo personaggio affermi che la signora Gregori incontrò la figlia dieci anni dopo mi fa dubitare fortemente della sua credibilità. Al punto in cui si è giunti, sarebbe auspicabile che chi può scopra le carte e dia un aiuto, in primo luogo ai familiari, per fare luce definitiva».

Giudice, a partire da chi?

«Non si meravigli se le dico a cominciare dal pontefice Francesco, a cui dovrebbe rivolgersi un appello corale, dai familiari e dagli organi di informazione, perché dica all’opinione pubblica, che altro non desidera, quanto è a conoscenza delle autorità vaticane sui casi Orlandi-Gregori».

La parola del pontefice potrebbe essere determinante?

«Sua Santità potrebbe e dovrebbe dire se l’ipotesi avanzata dal predecessore Giovanni Paolo II, che il rapimento Orlandi andasse inserito in un intrigo internazionale, sia tuttora ritenuta valida dalle autorità vaticane. Se sì, possibilmente, se ne forniscano le motivazioni. L’accoglienza di tale mia richiesta, o se si vuole supplica, appare più che legittima e varrebbe finalmente a far comprendere se il Vaticano sia “cointeressato” o del tutto estraneo alle due vicende. Papa Francesco darebbe ancora una volta prova di come si ispiri ai principi universali di verità e giustizia, oltre a quello altrettanto fondamentale della carità cristiana verso famiglie duramente colpite».

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