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Fabrizio Corona, la difesa: “Trattato come Riina e blitz alla Apocalypse Now”

di Daniela Lauria |8 Giugno 2017 18:57

MILANO – Un blitz della Dda “alla Apocalypse Now” e trattato “come Totò Riina“. Così l’avvocato di Fabrizio Corona, Ivano Chiesa, descrive il momento dell’arresto del suo assistito, avvenuto lo scorso ottobre “davanti al figlio 14enne”, manco fosse il Capo dei Capi, “trattato come un mafioso senza esserlo”. Con queste parole il legale ha chiesto di assolvere Corona, imputato a Milano per intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione per quei 2,6 milioni di euro trovati in parte nascosti in un controsoffitto e in parte in Austria. Un processo, secondo la difesa, “basato sul niente” e imbastito solo perché “i moralisti non ti perdonano nulla se ti ritengono l’incarnazione del male e ti vogliono eliminare”.

Se “lo condannate a 5 anni”, ha affermato il legale riferendosi alla richiesta fatta dal pm nella sua requisitoria, “lo state condannando in pratica a 13 anni di carcere”. Il riferimento è ai 5 anni da scontare per precedenti condanne e a un’udienza in Cassazione che potrebbe aggiungere altri 3 anni di pena. Due giorni fa il pm Alessandra Dolci, davanti al collegio della prima sezione presieduto da Guido Salvini (la sentenza è attesa per il 12 giugno), ha chiesto una condanna a 5 anni per l’ex agente fotografico sostenendo che avrebbe “occultato” il suo “tesoro”, in parte forse anche “provento di reati commessi in passato”, sia in cassette di sicurezza in Austria che nel controsoffitto della collaboratrice Francesca Persi, a sua volta imputata, intestando “fittiziamente” quei contanti all’amica per “sottrarlo” al sequestro che poi è arrivato, disposto dalla Sezione misure di prevenzione.

Oggi in prima battuta l’altro legale, l’avvocato Luca Sirotti, ha spiegato che “il pm ha proposto ai giudici solo il sillogismo che Corona non poteva non sapere delle misure di prevenzione”, anche se, poi, “la misura di prevenzione della sorveglianza personale gli venne applicata nel luglio 2012 e poi sospesa ad ottobre dello stesso anno”. Corona, invece, a detta della difesa, fece quei soldi in nero prima e dopo quell’intervallo di tempo.

L’avvocato Chiesa ha poi evidenziato come è stato lo stesso ex fotografo dei vip, già quando venne sentito da un altro pm in seguito all’episodio della bomba carta esplosa sotto casa sua, a dire che i contanti trovati nel controsoffitto erano il suo nero, mentre “un perfetto criminale da mettere in galera sarebbe stato muto e i soldi li avrebbe già portati alla Cayman e non murati in casa”. Si trattava solo di un “problema fiscale” e di “denaro nascosto”, ha aggiunto il difensore, ma l’inchiesta è “passata alla Dda e a Ilda Boccassini, sono loro che hanno tirato in ballo la mafia, cercavano i panetti di droga e non hanno mollato nemmeno quando hanno capito che la mafia non c’entrava, il rumore l’hanno fatto loro, non noi”. E ancora: “Hanno fatto un blitz così perché si chiamava Fabrizio Corona, che è quello che va in giro in moto con i capelli al vento con Belen Rodriguez e non si sa quante donne, ma se si fosse chiamato Mario Rossi …”.

Il legale, tra i vari aspetti, ha contestato “l’assurdità” dell’accusa di “intestazione fittizia di contanti che non si è mai vista” e ha fatto presente ai giudici che se decideranno di condannarlo a 5 anni – aggiunti agli altri 5 ancora da scontare per le condanne già definitive e ai 3 anni che potrebbero sommarsi qualora la Cassazione non gli riconoscesse la continuazione tra reati (l’udienza è il 21 giugno) – “lo condannerete in pratica ad altri 13 anni di carcere”.

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