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Federico Perna morto in cella. Cancellieri annuncia “rigorosa indagine interna”

di Emiliano Condò |29 Novembre 2013 20:46

Federico Perna morto in cella. Cancellieri annuncia “rigorosa indagine interna”

NAPOLI – Annamaria Cancellieri risponde e  dispone  una ”rigorosa indagine amministrativa interna” sulle cause della morte di Federico Perna, morto a 34 anni nel carcere di Poggioreale. Dopo il decesso a chiamare in modo aspro in causa il ministro, ricordando le telefonate per Giulia Ligresti, era stata la mamma di Perna, Nobila Scafuro.

Era malato ”in maniera grave e da tempo”. Ma ”nonostante questo non è stato curato” accusa Nobila Scafuro. Suo figlio, Federico è morto nel carcere di Poggioreale, lo scorso 8 novembre, e noi – dice la donna – ”non sappiamo perché”.

”É stato assassinato dallo Stato due volte – sostiene ancora Nobila – quando non è stato curato, nonostante mio figlio dovesse avere un trapianto di fegato, e quando è stato picchiato in carcere”. Sarà l’autopsia a confermare o meno tutte queste accuse. Intanto, oggi, il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha disposto una ”rigorosa indagine amministrativa interna”.

La madre di Perna apprezza la decisione di Cancellieri: ”Una bella soddisfazione – commenta  – fino a ieri non avevo alcuna fiducia nella giustizia, oggi la fiducia mi è ritornata. Mi ha anche fatto arrivare le sue condoglianze”.

L’ultima volta che ha visto suo figlio, è stata una settimana prima della sua morte. ”Aveva un livido sullo zigomo. Gli chiesi cosa era successo e lui mi rispose che era a causa di una sportellata. Poi un suo compagno lo invitò a dirmi la verità, gli disse ‘almeno a tua mamma racconta cosa è accaduto’ – dice la mamma di Federico – e lui ammise tutto”.

Poi Federico è morto, ”l’abbiamo saputo da una lettera di un suo compagno di cella”. ”Non sappiamo nemmeno dove sia morto, perché le versioni sono diverse: ci dicono che è morto nell’infermeria del carcere di Poggioreale, di attacco cardiaco e senza la possibilità di essere salvato con il defibrillatore, poi ci dicono che è morto in ambulanza, poi ancora che è morto prima di essere caricato in ambulanza o addirittura in ospedale, e anche su questo ci hanno nominato più di una struttura possibile”, aggiunge. Il corpo di suo figlio, morto, lo ha fotografato. Foto choc, diffuse in anteprima da Fanpage, ”che dimostrano che lui è stato picchiato”, accusa la mamma. ”Federico da dieci giorni prima della sua morte, quando tossiva, sputava sangue – continua Nobila – Non si reggeva in piedi, aveva bisogno di un trapianto di fegato ed era stato dichiarato incompatibile con la detenzione da due diversi rapporti clinici, stilati dei Dirigenti Sanitari delle carceri di Viterbo e Napoli Secondigliano.

”Mio figlio non era un santo, mio figlio ha sbagliato, ma questo non vuol dire che lo Stato non doveva curarlo. Federico non ritornerà più a casa, è in un loculo – dice ancora – Ma io chiedo la giustizia e la verità per tutti coloro che sono in carcere, per le matricole senza voce. Io attiverò una fondazione per loro. Ma intanto possono scrivermi, possono raccontarmi le loro storie, denunciare le loro situazioni anche al mio legale Camillo Autieri di Latina. Lo Stato non può uccidere i suoi detenuti. Lo Stato non può e non deve”. .

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