Gino Bartali potrebbe essere dichiarato uno dei “Giusti tra le nazioni”. Titolo che viene riconosciuto ai non ebrei che hanno contribuito a salvare la vita degli ebrei durante la Shoah. La conferma arriva dallo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo che ospita il Giardino dei Giusti, dove ogni persona che ha contribuito a salvare la vita di un ebreo è rappresentato da un albero.
Da tempo la storica Sara Funaro ha raccolto testimonianze sull’impegno del mito del ciclismo italiano a favore di centinaia di perseguitati, senza però avere riscontri diretti. Almeno fino a questo momento. È infatti emersa la testimonianza di Giulia Donati, una fiorentina residente in Israele. La donna ha ricordato come il ciclista era riuscito a recapitare documenti falsi alla sua famiglia. Bartali li aveva nascosti nel sellino e nel manubrio della sua bicicletta. E sembra che abbia fatto la stessa operazione durante i suoi giri di allenamento tra Toscana e Umbria, entrando a far parte di un’organizzazione che ha contribuito a salvare la vita a circa 800 ebrei, scampati così al massacro nazista.
La testimonianza di Giulia Donati è stata raccolta dal bollettino dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. E quindi per Gino Bartali potrebbe esserci un posto tra i “Giusti” dello Yad Vashem.