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Giornalista aggredito da rom. I vigili di Roma: “Abbiamo finito i moduli”

di Marco Benedetto |18 Maggio 2017 19:39

Giornalista aggredito da rom. I vigili di Roma: "Abbiamo finito i moduli"

Giornalista aggredito da rom. I vigili di Roma: “Abbiamo finito i moduli”

ROMA – Una aggressione a un giornalista, Lorenzo De Cicco, del Messaggero di Roma, da parte di un gruppo di rom in un campo nomadi è stata denunciata sullo stesso quotidiano da Marco Pasqua. La vicenda non sembra avere suscitato molta attenzione.

Per Marco Pasqua, non è tanto il comportamento degli zingari a essere censurabile, quanto la rassegnazione dei vigili urbani di Roma davanti a un episodio che poteva finire in peggio.

“Ben più grave del modus vivendi scelto da queste popolazioni non più nomadi, è la tolleranza (innanzi tutto linguistica: a Roma ci sono 7 campi attrezzati e 11 cosiddetti tollerati dal Comune meno dai residenti). Si è arrivati al paradosso per cui i vigili che presidiano alcuni campi sembrano aver abdicato al ruolo di controllo sulle attività condotte in queste terre di nessuno, riducendosi ad essere una sorta di uscieri”.

Si ricorda che presso la Presidenza del Consiglio, c’è un ufficio, chiamato Unar, di recente sfiorato da qualche polemica, che ti minaccia delle peggiori pene se manchi loro di rispetto.

Lìepisodio denunciato dal Messaggero:

“Lorenzo De Cicco, cronista del Messaggero, qualche giorno fa, stava cercando di raccontare la realtà [del campo nomadi] di via Salviati. Quando, però, il giornalista si è presentato ad alcuni rom, questi lo hanno circondato e aggredito”.

De Cicco riesce a cavarsela indenne e si rivolge ai vigili

“che presidiavano l’area, per sporgere denuncia, ma i due agenti hanno fatto spallucce. «Le denunce gli rimbalzano. Non servono a nulla. Abbiamo anche finito i moduli», la risposta del pizzardone”.

Un atteggiamento, quello dei vigili, “che non stupisce”, commenta Marco Pasqua,

“vista l’assuefazione, tanto per fare un esempio, alle bande di rom che assediano i turisti per le vie del centro o sui mezzi pubblici. Ma che questa assuefazione venga praticata da chi, ancora, dovrebbe garantire il rispetto delle regole, fa comprendere quanto la tolleranza verso questa illegalità sia ormai istituzionalizzata”.

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