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Ex Ilva Taranto, Arcelor Mittal: “Chiuderà il 6 settembre”. Di Maio: “Non accetto ricatti”

di Redazione Blitz |27 Giugno 2019 8:54

Ex Ilva Taranto, Arcelor Mittal: "Chiuderà il 6 settembre". Di Maio: "Non accetto ricatti"

Ex Ilva Taranto, Arcelor Mittal: “Chiuderà il 6 settembre”. Di Maio: “Non accetto ricatti”

ROMA – L’ex Ilva di Taranto potrebbe chiudere il prossimo 6 settembre. L’Arcerol Mittal Italia ha annunciato che l’entrata in vigore del Decreto Crescita non consentirà ad alcuna società di gestire l’impianto. Il ministro dell’Interno, Luigi Di Maio, ha replicato: “Non accetto ricatti”.

Anche il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto: “Non ci possiamo permettere la chiusura”. Intanto l’incontro tra Di Maio e il management dell’azienda è stato fissato per il prossimo 4 luglio.

La sera del 26 giugno l’Arcerol Mittal Italia ha dichiarato: “L’entrata in vigore del Decreto Crescita non consentirebbe ad alcuna società di gestire l’impianto oltre il 6 settembre, una data che è stata fissata dal Governo, a meno che non sia garantita la necessaria tutela ambientale. E’ aperta al dialogo con il Governo e continua a sperare in una conclusione soddisfacente che consenta all’azienda di continuare a investire in modo significativo nell’industria siderurgica italiana”.

Nella nota ha precisato che “non sarebbe possibile per nessuna società gestire lo stabilimento di Taranto senza identificare una soluzione costruttiva all’attuale contesto, come comunicato la settimana scorsa da ArcelorMittal SA. Le ragioni alla base di questa affermazione – ribadisce l’azienda -sono illustrate nelle dichiarazioni delle ultime settimane e si riferiscono al periodo necessario per l’attuazione del piano ambientale durante il quale sono richieste e sono attualmente in vigore le tutele legali”. 

La reazione di Di Maio non si è fatta attendere: “Io non accetto ricatti. Qui la legge è uguale per tutti. Ilva resti aperta, non hanno nulla da temere, le soluzioni si trovano”. Anche Salvini ha commentato l’annuncio: “Ilva? Non ci possiamo permettere la chiusura, sono 11 mila posti di lavoro diretti e altrettanti indiretti. Per carità la tutela ambientale, ma gli imprenditori arrivati adesso hanno ereditato una situazione disastrosa e in nove mesi non possono sistemarla”.

Salvini ha aggiunto parlando a Porta a Porta: “C’è una sentenza pendente della Corte, io avrei lasciato la garanzia legale. Di Maio mi assicura che non rischia, io mi fido. Con 15 mila posti di lavoro non si scherza. Non si può cambiare un contratto in corso d’opera. Per me il piano per il 2023 sta in piedi”. (Fonte ANSA)

 

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