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Incidenti Piazza San Carlo, scontro tra il capo della polizia e la procura di Torino

di FIlippo Limoncelli |18 Gennaio 2018 19:29

Incidenti a Piazza San Carlo

Incidenti a Piazza San Carlo

ROMA – Scontro fra la Procura di Torino e il capo della polizia Franco Gabrielli sui fatti di piazza San Carlo nella notte della finale di Champions League tra la Juventus e il Real Madrid del 3 giugno scorso.

Gabrielli, in visita a Vercelli, ha risposto ad alcune domande sulla circolare per la gestione delle manifestazioni pubbliche che stabilisce precise responsabilità su safety e security, facendo preciso riferimento alla tragedia di piazza San Carlo, per la quale è indagato l’ex questore Angelo Sanna assieme alla sindaca Chiara Appendino, al prefetto Renato Saccone e ad altri ritenuti dagli inquirenti responsabili di negligenze che costarono il ferimento di 1526 persone e la morte di una donna.

“Nel momento in cui avvengono fatti gravi – ha detto Gabrielli -, il magistrato va a cercare una posizione di garanzia, e molto spesso il questore è il soggetto a cui riferire le responsabilità. Torino docet. Quindi noi abbiamo detto basta, siamo stanchi di fare le foglie di fico rispetto a responsabilità che non sono le nostre”.

Il capo della Polizia ha poi polemizzato anche con i sindaci, in particolare con quelli che lamentano l’impossibilità di organizzare eventi a causa dei costi aggiuntivi per la sicurezza imposti, a loro dire, dalla circolare Gabrielli: “Mi aspettavo, anche un po’ ingenuamente, un plauso dai sindaci: più che la famigerata circolare Gabrielli, esiste un secondo comma dell’articolo 40 del codice penale, secondo il quale chi ha l’obbligo giuridico di impedire che avvenga un tragico fatto, e non lo impedisce, equivale a cagionarlo: e quello è il fondamento del reato colposo. Questi signori che si preoccupano anche legittimamente del fatto che non hanno i soldi per garantire la sicurezza, dovrebbero sapere che se succede un evento come una morte o lesioni – ha sottolineato Gabrielli – loro ne rispondono”.

“La circolare Gabrielli – ha aggiunto – contiene semplicemente un elenco più o meno indicativo di quelle che sono le disposizioni di legge. Il fatto che oggi qualcuno non faccia gli eventi perché non ha i soldi, mi fa sorgere il fondato sospetto che prima si facevano le cose così, perché si è sempre fatto. Credo che per certi versi sia più sopportabile l’etichetta di colui che attenta alla socialità pubblica, piuttosto che sacrificare vite umane”.

Parole non apprezzate dal procuratore generale Saluzzo: “Nella indagine sui fatti di piazza San Carlo, la Procura di Torino non ha individuato posizioni che possano avere rappresentato la cosiddetta ‘foglia di fico’. Le affermazioni del capo della polizia Franco Gabrielli “non sono accettabili”. Saluzzo respinge l’idea che “si siano voluti sbrigativamente coinvolgere esponenti apicali delle forze di polizia”. E parla di “approfondimenti molto meticolosi” per individuare i soggetti indagati.

In particolare, ha aggiunto Saluzzo, la Procura di Torino “non ha cercato a caso né la posizione del Questore, come sembra trasparire dalla irritata precisazione del Capo della Polizia, né la posizione di altri”, precisa ancora Saluzzo, ricordando che l’indagine sui fatti di piazza San Carlo “ha portato a individuare una serie di soggetti ai quali potrebbero essere attribuite specifiche responsabili. Non per la loro posizione di garanzia, ma per specifiche caratterizzazioni individuali – precisa ancora – in ordine alle rispettive competenze nella complessa macchina di approntamento del livello necessario di sicurezza per le manifestazioni e il mantenimento dell’ordine pubblico”.

Secondo Saluzzo, inoltre, Gabrielli “sembra trascurare il fatto che l’accertamento in sede penale non solo non conosce aree di esenzione o di eccezione né di precostituita impunità (quali che siano le circolari) ma deve garantire, a tutti i soggetti potenzialmente responsabili e concretamente coinvolti nell’indagine preliminare, diritti e garanzie di difesa, di avviso e di conoscenza, con la tempistica delle contestazioni, degli elementi a loro carico, ponendoli in condizioni di difendersi; ed, eventualmente, traendone ulteriori elementi di prova a carico. O, trovando fondate le loro spiegazioni e giustificazioni, ritenere non fondate le prove di accusa”.

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