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Lazio, società partecipative: 300 mln di euro “sprecati” ogni anno

di admin |21 Novembre 2011 14:44

ROMA -La Regione Lazio ogni anno versa oltre 2 milioni di euro a 300 amministratori delle società partecipate che dovrebbero fornire servizi pubblici. Accade però che società come la Lait riducano la produzione di 11 milioni, ma aumentino i costi occupazionali che gravano sul bilancio regionale. Sembrerebbero dunque solo sprechi di pubblico denaro i soldi versati alle società partecipate, che hanno raggiunto quota 51 nel Lazio dopo l’elezione di Renata Polverini. Migliaia di dipendenti e 300 amministratori assunti senza concorsi che sui conti pubblici pesano circa 300 milioni di euro all’anno.

Tali società sono speso definite “enti strumentali”, che sembrerebbero destinazione di riciclaggio di amici , parenti e conoscenti dei politici di turno. L’unica eccezione sembra la società di servizi Cotral, che conta 3.806 dipendenti ed è utile alla società Difficile invece definire un pubblico servizio la “difesa della nocciola” di Viterbo o l’enoteca-ristorante Arsial di via Frattina a Roma, che dovrebbe promuovere i prodotti tipici del Lazio.

Si parla di “servizio pubblico” anche per l’istituto Arturo Carlo Jemolo, nato per “avorire la domanda di giustizia della società civile laziale”, che “concorre alla preparazione e all’aggiornamento dei cittadini del Lazio interessati alle carriere giudiziarie e forensi”, che esaurite le borse di studio ai neolaureati 15 anni fa, oggi è commissariato da un avvocato e affida all’esterno ricerche e studi.

Celebre poi per il servizio pubblico offerto è la società Lazioservice, fondata durante il mandato di Francesco Storace alla regione Lazio, che continuava ad ingaggiare, rigorosamente senza concorso, personale “a tempo” per lavori socialmente utili. Assunzioni che hanno raggiunto quota 1.370 dipendenti precari, che su ordine della Corte dei conti sotto la giunta di Marrazzo sono stati assunti a tempo indeterminato. Ora che hanno un posto fisso, possono aspettare comodamente che ci sia un lavoro socialmente utile da fare. e ancora la banca Bil, e la società informatica Lait. La lista delle società partecipative, dei loro impiegati e degli sprechi  è lunga, ma a pagare sono sempre i cittadini.

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