Luca Varani ucciso perché voleva più di 120 euro per…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Marzo 2016 - 10:43| Aggiornato il 24 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Luca Varani ucciso perché voleva più di 120 euro?

Luca Varani ucciso perché voleva più di 120 euro? (foto Ansa)

ROMA – Luca Varani ucciso perché i soldi che gli avevano offerto Manuel Foffo e Marc Prato erano pochi per una notte di sesso a tre? L’inquietante ipotesi sul delitto al Collatino, a Roma, alla fine di un coca party, è messa nera su bianco su Dagospia. Secondo i racconti fatti dai due ragazzi, Luca sarebbe stato ucciso “per vedere l’effetto che fa”. Invece la nuova ipotesi scritta da Alberto Dandolo è che i 100/120 euro offerti dai due presunti aguzzini alla loro vittima fossero pochi per le richieste che gli avevano fatto. D’altronde Foffo e Prato non hanno mai negato di aver offerto soldi a Luca per una prestazione “extra”.

Ecco le parole di Dandolo:

I due ragazzi non volevano “giocare ad uccidere” –per vedere l’effetto che fa – il povero Luca Varani. No. La vittima avrebbe rifiutato di praticare sesso a tre per 120 euro, la cifra pattuita, chiedendone molti di più. A questo punto avrebbe avuto inizio un gioco punitivo sfociato in un omicidio agghiacciante.

E poi ricostruisce i profili dei due killer:

A Prato piacevano assai le “notti sbagliate”. Quelle in cui all’alcol e al sesso si univano abbondanti dosi di coca e di GHB. Quest’ultima è la droga “frocia” che in questo periodo va per la maggiore tra l’upper-class gaya meneghina e capitolina. E’ meglio nota come la droga dello stupro, che ti permette di “cavalcare” per ore, manco ti fossi iniettato in vena una dose massiccia di viagra liquido!

Ma a Marco pare piacesse anche “basare”. La coca, dicono persone a lui vicine, se la fumava … ma amava farlo solo in compagnia. In particolare di giovani escort che raccattava sulla chat porcina Grindr e sui siti frocioni PlanetRomeo e PianetaEscort.

A lui l’amore mercenario piaceva assai e pagava profumatamente anche solo per attuare giochi di ruolo estremi.

Uno dei suoi amici più cari ha dichiarato a Dagospia che Prato aveva già tentato il suicidio almeno altre tre volte. Ma sempre per “futili motivi”. Per un amore finito, una “basata” troppo aggressiva e per il rapporto conflittuale che aveva con uno dei due genitori. Ma di morire non gli era mai riuscito.

Marco da alcuni gay romani era considerato anche una specie di “stalker”. Una sua “preda” (un ragazzo di ottima famiglia di nome Fabrizio) ci ha confessato che ha dovuto bloccare ogni comunicazione con lui. Marco era compulsivo nelle richieste di sesso e incontri. Ma sempre lucido, presente a se stesso e con un ego smisurato.

E Manuel Foffo era il “complice” perfetto. Il compagno di giochi e giochini ideale. Bello, borghese, ricco, con una doppia vita. Una mente fragile, facile da plasmare e dirigere. L’amichetto con cui si può decidere di arrivare a viversi il “limite”, oltrepassare i confini della lucidità, gestendo le fila di un rapporto folle e assassino.