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Massimo Carminati re dell’indulto (tre in 56 anni di vita)

di Warsamé Dini Casali |10 Dicembre 2014 9:29

Massimo Carminati re dell’indulto (tre in 56 anni di vita)

ROMA – Massimo Carminati re dell’indulto (tre in 56 anni di vita). Quello che viene dipinto come il re di Roma, Massimo Carminati detto il “cecato” e presunto capo della cupola di Mafia Capitale, vanta un record invidiabile che giustifica il mito della sua impunibilità: in 56 anni di vita ha beneficiato di ben tre indulti. Basta leggere in dettaglio il suo casellario giudiziario per fare un po’ di conti, tra condanne ricevute e anni di carcere risparmiati.

Lo ha fatto Valeria Pacelli per Il Fatto Quotidiano che ha ricostruito la storia criminale del “nero”, dalle rapine alle banche, alla partecipazione ai Nar fino alla compromissione con la Banda della Magliana per giungere ai reati più recenti che gli contesta la procura di Roma.

E’ infatti il 1979 quando partecipa alla rapina alla filiale romana della Chase Manhattan Bank. Durante una conversazione finita nei nastri della Procura di Roma nell’ambito dell’indagine “Mondo di Mezzo”, Carminati descrive così quell’episodio: “Il giorno dopo la Chase Manhattan Bank siamo andati lì… gli ho fatto compra’ il 323 (una Bmw, ndr) pure a lui… c’aveva una baracca gli ho detto… ’annamose a compra’ il 323’… ancora me lo ricordo. 11 milioni… calcola pigliavamo stecche da 50-60 milioni… ti facevi una macchina che adesso varrà 40-50.000 euro … con 50 milioni m’ero comprato casa… la prima casa che mi sono comprato… con una stecca”.

Eccolo, l’ultimo Re di Roma che parla di sé e di quello che è stato il passato. Per quella rapina messa a segno assieme a esponenti di Avanguardia nazionale e dei Nar, come Valerio Fioravanti, la sentenza definitiva arriva ad aprile 1987 con una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Tutto cancellato dall’indulto del 1986. E non solo. Perché sulla stessa sentenza poi arriverà anche un secondo indulto, quello del 1990, anno in cui Francesco Cossiga era al Quirinale e Giulio Andreotti a Palazzo Chigi. Alla fine su questa condanna emessa dal Tribunale di Roma nel 1992 interviene anche la liberazione anticipata prevista dall’ordinamento penitenziario (7 mesi e 15 giorni con la buona condotta).

L’indulto del governo Andreotti cancella anche una seconda pena a un anno e mezzo di reclusione inflitta a Carminati dalla Cassazione nel 1991 per i reati di rapina, detenzione e porto illegale di armi per fatti che risalgono al 30 luglio 1980. Condonata anche una terza pena inflitta stavolta nel 1988 per un reato di ricettazione commesso il 20 aprile del 1981, un giorno che segnerà per sempre la vita di Carminati.

Stava scappando verso la Svizzera con due avanguardisti quando in provincia di Varese la polizia, convinta che con loro si trovassero i capi dei Nar, apre il fuoco. Carminati viene ferito ad un occhio e ne perderà l’uso per sempre. Da qui i soprannomi “Er Cecato” e “Er Pirata”. Passano pochi anni e la sua storia s’incrocia di nuovo con il tribunale di Roma. Nel 2000 viene condannato a sei anni e 1 mese di reclusione per associazione a delinquere, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione continuata in concorso. È questo il processo alla Banda della Magliana con i suoi 69 appartenenti. (Valeria Pacelli, Il Fatto Quotidiano)

In quel processo rischiò 25 anni di carcere: alla fine in Appello spunta 6 anni e mezzo che cumulati con le altre condanne arrivano a 11 anni e 9 mesi. Fa in tempo ad essere accusato di essere la mente del clamoroso colpo al caveau del Palazzo di Giustizia (bottino di 50 miliardi): gli danno 4 anni poi sospesi finché non giunge un altro indulto (Prodi premier, Mastella Guardasigilli, Napolitano al Quirinale).

 

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