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Meredith, Amanda, Raffaele e Guede: 15 anni dopo il delitto, veleni e sospetti continuano, incontro fra ex amanti

di Mario Tafuri |5 Novembre 2022 10:58

Meredith, Amanda, Raffaele e Guede: 15 anni dopo il delitto, veleni e sospetti continuano, incontro fra ex amanti, un solo condannato ora libero

Meredith Kercher, la sua uccisione torna in cronaca dopo 15 anni per due eventi quasi contemporanei. La liberazione, un anno fa, di Rudy Guede e l’incontro di Amanda Knox e Raffaele sollecito proprio in Umbria, teatro del delitto.

Meredith fu uccisa il 1 novembre 2007. Meredith, 21 anni, studentessa universitaria di Leeds che viveva a Perugia, fu trovata morta con la gola tagliata e segni di violenza sessuale nel novembre 2007.

Kercher è stata uccisa appena tre mesi dopo essersi trasferita in Italia per un programma di studio all’estero presso l’università di Perugia.

Sollecito aveva chiamato la polizia dopo che lui e la Knox, che era una coinquilina di Meredith, avevano scoperto il corpo della ragazza il giorno dopo la sua morte.

Un calvario durato 6 anni dopo la morte di Meredith

Da quel giorno, quando fu scoperto il cadavere, si è dipanata una sequenza giudiziaria che ha portato alla condanna di Rudy Guede che all’epoca gestiva un bar locale a 30 anni di carcere, poi scontati della metà. Le sue impronte digitali insanguinate e il DNA trovato sulla scena del crimine gli hanno garantito la condanna per omicidio.

E quattro processi a Knox e Sollecito, con condanne e assoluzioni fino a quella definitiva del 2013. Con grande rispetto per la giustizia italiana, ebbe molto da dire la sua anche Hilary Clinton nella veste di Segretario di Stato (ministro degli esteri) Usa.

Rudy Guede, Intervistato per il Corriere della Sera, ha ribadito la sua innocenza. La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi”

Raffaele Sollecito ribatte su Radio 105: “Io sono assolutamente convinto della sua colpevolezza”. 

Amanda Knox ha affidato a Twitter l’invito a Guede di “dire la verità”. Sarebbe un modo per “porre fine a torbide speculazioni sul caso e ripristinare la mia reputazione, danneggiata assieme a quella di Raffaele”.

Intervistato dal Daily Mirror, Raffaele Sollecito ha detto:

“Negli ultimi 15 anni le indagini non hanno voluto capire la nostra innocenza ed è molto amaro che se ne parli ancora in questo modo”.

Per l’uccisione di Meredith continua lo scambio di sospetti

Per l’uccisione di Meredith Kercher, l’unico condannato è stato Rudy Guede, nero della Costa d’Avorio. Ha oggi 35 anni, è tornato libero nel novembre del 2021 dopo avere scontato 16 anni di reclusione. 

Guede ha scritto un libro autobiografico dal titolo “Il beneficio del dubbio, la mia storia”.

Nell’intervista al Corriere della Sera, Rudy Guede tiene ferma la sua dichiarazione di innocenza.

“L’ho detto quando credevano che mentissi per evitare la condanna, lo ripeto più che mai adesso che ho finito di pagare il mio conto alla Giustizia: io non ho ucciso Meredith”.

E ancora. “Io c’ero in quella casa, chi lo nega? C’erano le mie tracce sul luogo del delitto, certo. Mica stavo fermo in un angolo. Ero con Meredith, ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo. Ovvio che ci fossero le mie tracce in giro. La sostanza è che è stato trovato il mio Dna. Dna, non sperma. Come ho sempre detto, stavamo per avere un rapporto sessuale ma ci siamo fermati perché senza preservativi. Eravamo due adulti consenzienti”.

“Avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l’ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt. Magari sarebbe morta lo stesso ma non aver chiesto aiuto resta la mia grandissima colpa. La vita di Mez che se ne stava andando fra gli spasmi. Gli asciugamani non bastavano a tamponare il sangue.

“Ero uscito dal bagno dopo aver sentito un urlo potente malgrado avessi le cuffiette con la musica a palla; nella penombra avevo visto uno sconosciuto con un coltello in mano. ‘Andiamo via che c’è un negro’ aveva detto ad Amanda. All’improvviso il mio cervello è scoppiato. Io non avevo fatto niente ma chi mi avrebbe creduto? E allora, in preda al panico, ho fatto un errore dopo l’altro. Un comportamento criticabile, è vero. Ma questo non fa di me un assassino.

Aggiunge. “Nelle mie sentenze c’è scritto: in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto. Poi loro due vengono assolti. Allora io chiedo: con chi ho concorso? Hanno respinto la revisione del mio processo ma è un controsenso logico.

Cosa dice la Giustizia italiana

“La giustizia italiana dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche ma non come autore materiale; loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo”.

Amanda Knox e il suo ex amante Raffaele Sollecito si sono riuniti in Italia 15 anni dopo il loro arresto.

Nonostante non si vedessero da 10 anni, i due si sono tenuti in contatto tramite Whatsapp.

In una foto spensierata, i due sono stati visti sorridere mentre visitavano, insieme alla famiglia di lei, la città storica di Gubbio – lo stesso luogo che avevano programmato di visitare il giorno in cui il corpo di Meredith fu scoperto nella sua stanza.

Sollecito, ora ingegnere informatico a Milano, nel nord Italia, sostiene che la macchia sulla sua reputazione dopo la condanna gli abbia impedito di trovare lavoro e di farsi nuovi amici.

Una gita a Gubbio

Raccontando l’incontro con la Knox, ha detto: “Avevamo programmato di andare lì (a Gubbio) il giorno del ritrovamento del corpo di Meredith. Avevamo programmato quel viaggio perché ovviamente non sapevamo cosa le fosse successo e quel giorno avevamo del tempo libero”.

A quasi 15 anni dalla morte di Meredith, Sollecito, 38 anni, ha dichiarato al Mirror che è stata una cosa “bellissima” riunirsi con la Knox, 35 anni, dopo il lungo calvario che li ha visti trascorrere ingiustamente quattro anni in prigione.

La Knox, all’epoca ventenne, e Sollecito, che aveva 23 anni, furono arrestati cinque giorni dopo l’omicidio e furono condannati due volte al processo. Entrambe le condanne sono state annullate a causa della mancanza di prove che li collegassero al crimine.

Nel 2013 è iniziato un nuovo processo ed entrambi sono stati giudicati colpevoli, anche se la Knox è rimasta negli Stati Uniti.

Due anni dopo, nel 2015, sono stati assolti per la seconda volta dalla Corte Suprema.

I giudici hanno detto che ci sono stati errori clamorosi, forensi inclusi – le prove genetiche sono state contaminate da un guanto sporco e dal mancato utilizzo di cappucci protettivi -, nell’inchiesta sull’omicidio e che non ci sono prove che la coppia sia coinvolta nell’attacco.

Ed ecco la sequenza degli eventi legati alla morte di Meredith

20 settembre 2007: Amanda Knox si trasferisce nella villetta di Perugia, in Via della Pergola 7, già occupata da Meredith e da due donne italiane nell’appartamento al piano superiore.

25 ottobre 2007: La Knox incontra Sollecito a un concerto di musica classica a cui assiste con Meredith.

1 novembre 2007: Meredith viene uccisa.

2 novembre 2007: Il corpo di Meredith viene trovato in una pozza di sangue nella sua camera da letto nella casa di Perugia con la gola tagliata.

6 novembre 2007: Knox, Sollecito e il proprietario del bar Diya “Patrick” Lumumba vengono arrestati con l’accusa di concorso in omicidio colposo e violenza sessuale.

20 novembre 2007: Viene arrestato Rudy Guede, uno studente di 20 anni. Lumumba viene rilasciato senza accuse.

28 ottobre 2008: Guede viene dichiarato colpevole di omicidio e condannato a 30 anni di carcere, mentre Knox e Sollecito vengono processati per omicidio.

4 dicembre 2009: Knox e Sollecito vengono condannati a 26 anni per omicidio, violenza sessuale e calunnia e Sollecito a 25 anni per omicidio e violenza sessuale.

24 novembre 2010: Si apre a Perugia il processo d’appello per Knox e Sollecito.

3 ottobre 2011: La corte d’appello scagiona Knox e Sollecito dall’accusa di omicidio e li libera.

Luglio 2012: Knox e Sollecito si incontrano durante il tour del libro di lui negli Stati Uniti, a New York e Seattle.

26 marzo 2013: La Corte suprema italiana annulla l’assoluzione e ordina un nuovo processo.

30 settembre 2013: La Corte d’appello di Firenze apre il secondo processo a Knox e Sollecito.

30 gennaio 2014: Le condanne per omicidio di Knox e Sollecito vengono confermate: Knox viene condannata a 28,5 anni e Sollecito a 25 anni. Gli avvocati dichiarano che porteranno il caso alla più alta corte d’appello italiana.

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