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Chip sottopelle e nuove tratte. Il business della prostituzione vale 5 mld

di Daniela Lauria |17 Febbraio 2012 9:43

ROMA – Cambiano i contorni del fenomeno prostituzione in Italia: un business da 5,6 miliardi di euro l’anno, che coinvolge settantamila ragazze, di cui una su due è straniera e una su cinque è minorenne. Lo rivela un’inchiesta del quotidiano la Repubblica. Una vera e propria industria al servizio di 9 milioni di utenti e gestita da una costellazione di mafie internazionali che spostano continuamente i flussi, rendendo difficile tracciarne il sistema di alleanze.

Cipro e Serbia sono veri e propri “paesi-scuola” dove le schiave provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica o dall’Africa vengono addestrate all’arte peripatetica. Dotate di cellulari e microchip per controllarne gli spostamenti, vengono messe all’asta e trasferite in “paesi stage” dove vengono testate le loro capacità di guadagno. Vere e proprie schiave di un’industria sempre in movimento che si adatta alle richieste del mercato, alle leggi dei vari paesi e persino alle ordinanze dei sindaci.

Ecco le nuove tratte della prostituzione, riportate dal quotidiano la Repubblica:

Dal Sud Est asiatico, e particolarmente dalla Thailandia, Filippine, Vietnam, Laos e Cambogia le schiave del sesso vengono adescate e portate a Cipro, paese di transito, dove sono vittime di violenze e stupri. Qui iniziano a esercitare la professione, in attesa che siano pronti i documenti e preparate al lavoro spezzandone la volontà. Da cipro via aereo vengono trasferite a Rotterdam in Olanda e da lì smistate nel resto d’Europa.

Dalla Cina le ragazze arrivano in Italia via aereo, con un visto turistico, oppure passando per la Russia via terra. Dalla Russia, la Romania e la Bulgaria, giungono in Serbia, dove sono costrette a prostituirsi e vengono valutate le loro capacità di resa in termini sia di prestazioni che economici. Dalla Serbia si va via terra in Kosovo, dove vengono battute ad aste gestite dalla mafia albanese

Le nigeriane, invece, provengono in maggioranza dagli Stati di Lagos, Delta e Edo. Sono di etnia Bini e le organizzazioni le portano in Europa via terra o via aereo. Altre vengono imbarcate in Algeria, Libia, Tunisia e Marocco: da lì racciongono l’Italia o la Spagna.

Infine c’è tutto un mercato di transessuali, per il 60% provenienti dal Sudamerica. Arrivano nei paesi dell’Europa dell’Est via aereo, poi un “traghettatore” le porta a pagamento (la tariffa è 500 euro) e clandestinamente in Italia.

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