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Mimma Giordano, mamma Fortuna: “Fermate il mostro. O lo faccio io e vado in galera”

di Daniela Lauria |15 Ottobre 2014 15:09

La piccola Fortuna Loffredo

NAPOLI – “Fermate il mostro o lo faccio io  e vado in galera”. Così Mimma Giordano, la mamma della piccola Fortuna Loffredo, chiede giustizia per la sua bambina di appena sei anni violentata e, forse proprio per questo, spinta giù dal balcone lo scorso 24 giugno a Caivano, in provincia di Napoli.

Accanto a lei ci sono la sorella e una zia: Mimma parla dal sesto piano di uno dei cupi palazzoni del Parco Verde, un quartiere ad alta densità criminale, e dove sono state trasferite famiglie di terremotati del sisma del 1980, provenienti da diverse zone dell’entroterra napoletano. Tra le mani ha una foto di Fortuna e fa notare la fortissima somiglianza della bambina con lei. “Vedete come è bella? L’hanno uccisa perché era troppo bella“.

“Preferisco andare in galera ma sapere che il mostro non può nuocere più”, dice la donna dopo l’autopsia che ha confermato quello che sospettava e temeva e cioè che la sua bambina è stata vittima di abusi sessuali per mesi prima della tragica morte. E forse non fu la sola: un anno fa una tragedia simile si verificò in quello stesso palazzo. A morire, in un’altra misteriosa caduta fu il piccolo Antonio Giglio di 3 anni e amico di giochi di Fortuna.

“Ho lasciato Fortuna che giocava al settimo piano quel 24 giugno – racconta la mamma – eravamo appena tornati da Napoli, e l’ho trovata giù, a terra”. Mimma è sicura: “Lei non si è buttata giù, l’hanno buttata”. Dure le parole per il rione dove abita, quel Parco Verde soprannominato dai giornali il “palazzo degli orrori”.  “Il mostro è nel nostro palazzo, è impossibile che nessuno abbia visto. Fanno schifo. Chi sa parli”. Ma lei non si lascia intimorire: “Comunque non me ne vado da questo quartiere. Ho paura, ma la voglia che ho di giustizia è più grande. Resto, anche se con me ho solo i miei familiari”.

“Sono sola e dopo la folla dei funerali con la partecipazione apparente del quartiere, sono rimasta sola con la mia famiglia”.

Ripete di volere giustizia o di essere pronta a farsela da sé: “Preferisco andare in prigione – aggiunge tra le lacrime la mamma di Fortuna – e mettere i miei due figli in collegio, ma saperli al sicuro, con il mostro in galera”.

“Le notizie sulla violenza a Fortuna per me restano tali fino a quando non avrò le carte. Tanto sono sicura che le hanno fatto violenza. Uccidendo lei – conclude – hanno ucciso anche me e gli altri miei due figli”.

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