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Mottarone, il piccolo Eitan Biran ha saputo che la mamma e il papà non ci sono più

di Daniela Lauria |9 Giugno 2021 10:51

Mottarone, il piccolo Eitan Biran ha saputo che la mamma e il papà non ci sono più (Foto Ansa)

Ha saputo che la mamma e il papà non ci sono più il piccolo Eitan Biran, il bimbo di cinque anni unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone. A dirlo, all’ingresso degli uffici giudiziari di Verbania, è l’avvocata della famiglia, Cristina Pagni.

“Purtroppo lo sta imparando attraverso la famiglia e gli psicologi, con tutta la delicatezza del caso”, ha detto la legale ai microfoni del Tgr Piemonte. Il bambino è ancora ricoverato all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. 

Eitan Biran, ultime notizie: come sta

Le condizioni del piccolo Eitan Biran migliorano di giorno in giorno. Il piccolo è uscito dal reparto di rianimazione lo scorso 1° giugno e ora sta proseguendo il suo percorso di riabilitazione in compagnia della zia, nominata tutrice del bambino dal tribunale di Torino.

E’ stata proprio la zia a raccontare al bambino cosa è accaduto quel maledetto 23 maggio quando si trovava sulla funivia insieme ai genitori. Ha dovuto rispondere alle domande di Eitan dopo che si è svegliato dal coma farmacologico.

Lo attende ora “un cammino lungo e delicato”, ha spiegato l’avvocata Pagni che potrebbe concludersi, una volta dimesso dall’Ospedale con un viaggio in Israele. I genitori di Eitan Biran avrebbero voluto infatti tornare insieme al bimbo nel luogo natio e crescerlo lì insieme al resto della famiglia. 

Mottarone, la telefonata tra 118 e carabinieri

“E’ il 118, salve. Stiamo mandando un po’ di mezzi, quelli che riusciamo a recuperare. Non so se vi hanno detto, a Stresa pare sia caduta una cabina… aspetti, scusi un attimo…. si è schiantata una cabina… è caduta una cabina alla funivia di Stresa”.

Sono passate da poco le 12 di domenica 23 maggio quando l’operatore del 118, una donna, comunica ai carabinieri di Verbania quanto è appena accaduto al Mottarone. Le notizie sono ancora frammentarie, il momento è concitato.

Ci sono delle persone da soccorrere ed è questa la priorità dell’operatrice del soccorso e del carabiniere all’altro capo del telefono. La conversazione dura meno di tre minuti ed è spesso interrotta. L’operatrice del 118 cerca maggiori informazioni, il carabiniere impartisce le prime istruzioni alle pattuglie.

“Stiamo mandando mezzi, che casino”

“Sto mandando la medicalizzata, mando l’elicottero… ok, mandiamo la medicalizzata e i vigili del fuoco”, dice la donna ai colleghi della centrale. “Ma è sopra, in cima al Mottarone, quindi?”, chiede. “Alpino o Mottarone?” chiede il carabiniere. “Mi dicono in cima al Mottarone – è la risposta – che casino che casino…”.

E’ questa l’unica concessione all’emozione del momento. “Aspetti un attimo…”, chiede la donna per ottenere altre informazioni. La pausa serve al militare dell’Arma per mettersi in contatto con le pattuglie. “Nor da Verbania, nor. Vai verso Stresa poi ti dico”. “Stresa da centrale, stai lì in zona che appena so dove è successo ti dico. Un attimo che ho il 118 in linea”.

Un attimo dopo arrivano le prime indicazioni dell’operatrice: “inizio a mandarvi lì, ma stiamo cercando di capire perché pare che la cabina sia caduta in mezzo al bosco, ma non sappiamo di preciso dove. Pare non sia raggiungibile da terra”, dice con le parole sempre più veloci una dopo l’altra.

“All’interno c’erano almeno sei persone, non si sanno le condizioni, sicuramente sono gravissimi. La devo salutare perché devo gestire tutto l’intervento”.

“Ok, appena possibile mi fate sapere a che altezza?”, è la preoccupazione del carabinieri. “Assolutamente si”, la risposta del 118.

La conversazione a questo punto si interrompe, ma la macchina dei soccorsi è già in moto, a conferma della prontezza dell’intervento, che purtroppo non impedirà a questa tragedia di assumere le proporzioni ormai note, con quattordici vittime e il solo Eitan, di cinque anni, sopravvissuto a quel volo. 

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