X

Nouassir Louati, “foreign fighter” in Italia scriveva su Fb: “Viva Isis e jihad”

di admin |23 Aprile 2015 14:40

Nouassir Louati, “foreign fighter” in Italia scriveva su Fb: “Viva Isis e jihad”

RAVENNA – Nouassir Louati è il “foreign fighter” arrestato a Ravenna per il reato di arruolamento all’Isis, uno dei nuovi reati varato nel pacchetto antiterrorismo del governo. Louati avrebbe infatti inneggiato su Facebook all’Isis e alla jihad, dichiarando più volte di voler partire per la Siria e unirsi ai miliziani della guerra santa.

Francesco Alberti sul Corriere della Sera scrive che da tempo le forze dell’ordine controllavano Louati, come ha sottolineato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, e che su Facebook si mostrava nella foto profilo con la maglietta neri dai colori dell’Isis e con stampata la frase “Non ci distruggeranno, noi siamo la Umma di Maometto”, pubblicando poi commenti come:

“«Se Dio vuole conquistiamo Roma e vengo a liberare mia figlia». E ancora: «Se combattere in nome di Dio è terrorismo, allora io sono il primo terrorista». Un’ossessione, la sua. Tale da trascurare anche le minime precauzioni. In febbraio, come lui stesso ha scritto in chat, si è recato a Milano, nel centro islamico di via Jenner, alla ricerca di finanziamenti per il suo viaggio in Siria. Ma le cose hanno preso una brutta piega. «L’imam egiziano — ha riferito Nouassir in chat — stava per chiamare la polizia, giuro che mi hanno tirato via dalla moschea…». Qualcosa però poi si è sbloccato.

A metà marzo, in una telefonata (intercettata) con un palestinese che gli avrebbe dovuto fare da sponda dal campo profughi di Yarmouk, alle porte di Damasco, Nouassir annunciava radioso: «Sto arrivando, se Dio vuole voglio fare il jihad per Dio». E in effetti, tutto pareva pronto. I soldi, in parte frutto dell’attività di spaccio (in passato è stato anche arrestato), erano pronti. Il contatto con il palestinese pareva funzionare («Oh, fratello, mi aiuti per arrivare da voi, non ce la faccio più…»)”.

Il tentativo di raggiungere la Siria, iniziato lo scorso 26 marzo, fallisce. Il consolato tunisino di Genova non gli rilascia il passaporto per raggiungere Istanbul da Bergamo;:

“Nouassir non l’ha presa bene. Ha dato in escandescenze e minacciato gli impiegati, prendendosi anche una denuncia, per poi sfogarsi al telefono con la moglie, alla quale però ha raccontato di voler andare in Germania per lavoro. Il secondo tentativo avrebbe dovuto concretizzarsi ieri. Ma a quel punto i pm bolognesi Antonella Scandellari e Antonio Gustapane hanno deciso di chiudere il cerchio”.

Scelti per te