Pomezia, anche profughi ucraini tra gli sfruttati nella fabbrica/lager di sigarette di contrabbando

Da un inferno a un altro: profughi ucraini scappati dalla guerra tra gli operai sfruttati nella fabbrica di sigarette di contrabbando vicino Roma

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Aprile 2022 - 17:24 OLTRE 6 MESI FA
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Ucraini in fuga dalla guerra (Ansa)

Pomezia, anche profughi ucraini tra gli sfruttati nella fabbrica/lager. Uomini di nazionalità russa, moldava e anche ucraini arrivati in Italia per sfuggire alla guerra. Sfruttati con turni di lavoro estenuanti per produrre sigarette di contrabbando, in una fabbrica clandestina senza finestre e ricambio d’aria.

Pomezia, profughi ucraini tra gli sfruttati nella fabbrica/lager

E’ in queste condizioni che i finanzieri del Comando provinciale di Roma hanno trovato dieci operai nella zona industriale di Pomezia, cittadina a sud della capitale. Per loro le istituzioni locali hanno già messo a disposizione alcune strutture di prima accoglienza.

Per il titolare dell’impresa sono invece scattate le manette. Lo hanno condotto nel carcere di Velletri per i reati di contrabbando, contraffazione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Al momento dell’irruzione nel capannone, attrezzato con tutti i macchinari e i materiali necessari alla linea di produzione, le fiamme gialle hanno scoperto oltre 82 tonnellate di tabacchi lavorati e pacchetti di sigarette di contrabbando con i marchi più noti.

Il maxi sequestro è il più ingente degli ultimi anni a livello nazionale.  Nel dettaglio, comprende 44 tonnellate di sigarette già confezionate e 38 tonnellate di tabacco lavorato estero destinato alla produzione di bionde.

L’immissione in commercio di questi prodotti, che saranno distrutti, avrebbe comportato un’evasione d’imposta di oltre 19 milioni di euro.

Sfruttamento profughi, l’allarme dell’Onu

Gli operai, spiegano i finanzieri, “erano sottoposti a turni di lavoro massacranti. E costretti a lavorare in un ambiente malsano, con le finestre murate e senza sbocchi all’esterno per i fumi di lavorazione”.

Sul rischio di sfruttamento dei profughi – e in particolare di donne e bambini che rappresentano il 90% degli ucraini in fuga – l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) è tornata a dare l’allarme.