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Quarto, migranti protestano: “Più soldi e wifi subito”

di admin |10 Febbraio 2016 12:38

Quarto, migranti protestano: “Più soldi e wifi subito” (Foto archivio Ansa)

GENOVA – I migranti hanno protestato nel campo profughi allestito nell‘ex ospedale psichiatrico di Quarto, chiedendo più soldi e internet wifi. Richieste che, dicono, vorrebbero vedere esaurite per migliorare la loro condizione. Il 9 febbraio così si sono barricati dietro a sedie e tavolini e protestato presentando alla prefettura le loro richieste: una carta di residenza, più soldi per le spese quotidiane e anche il cambiamento del cibo, oltre ad una connessione internet wifi da poter utilizzare.

Tommaso Fregatti sul Secolo XIX scrive che i migranti si sono barricati dietro a sedie e tavolini all’ingresso della cooperativa sociale che gestisce il campo profughi nell’ex ospedale psichiatrico di Quarto, in provincia di Genova:

“E presentano il conto alla prefettura: una serie di richieste che, dicono, vorrebbero vedere esaurite per migliorare la loro condizione. In testa c’è il desiderio di avere «una connessione wifi nel campo». Senza internet, giurano, sono tagliati fuori. Non possono comunicare con parenti e amici in patria, non possono accedere ai social network. Ma le istanze non si limitano alla possibilità di utilizzare il web . I profughi chiedono alla prefettura di Genova ulteriori miglioramenti. C’è la richiesta di avere una «carta di residenza» e «il cambiamento del cibo». Ma anche «di poter avere la diaria giornaliera direttamente nelle loro tasche». Japo, Moussa, Ibraim, i tre portavoce del centro all’interno dell’ex ospedale psichiatrico rivendicano al governo anche la creazione «di un centro di formazione professionale», «nuovi saponi da bagno» e di essere messi a conoscenza della «data di commissione» in cui verrà presa una decisione sul loro status.

Acquisito un volantino

Compilano un documento che viene consegnato i carabinieri e ai poliziotti che intervengono al campo profughi dopo la segnalazione dei volontari. Spiegano che si tratta della quarta volta che sono costretti a far sentire la loro voce: «Ma non abbiamo mai ottenuto risposta alle nostre lamentele», sottolineano amaramente. Inseriscono anche le date in cui hanno dato vita a queste proteste, il 25 luglio, il 28 settembre, il 10 ottobre e, ultima, 8 febbraio, lunedì scorso. «Ma nonostante questo – dicono – nulla è stato fatto »”.

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