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Riccardo Saccotelli, il maresciallo sopravvissuto a Nassiriya: “I responsabili sono stati promossi e premiati”

di Redazione Blitz |12 Novembre 2018 9:10

L'attacco alla base italiana di Nassiriya il 12 novembre 2003

L’attacco alla base italiana di Nassiriya il 12 novembre 2003

ROMA – Riccardo Saccotelli, maresciallo dei carabinieri sopravvissuto al terribile attentato avvenuto il 12 novembre 2003 alla base Maestrale, in Iraq, parla a 15 anni dalla strage di Nassiriya, dove morirono 19 italiani, tra cui dodici carabinieri.

“Erano le 10.30 circa quando all’ingresso ci fu una raffica. Breve. Immediata. Non ebbi il tempo nemmeno di girarmi e urlare buttatevi giù”, è il suo ricordo dei drammatici momenti che seguirono l’esplosione. “Fui l’ultimo ad arrivare a Tallil nell’ospedale militare da campo della Croce rossa – continua – nessuno voleva dirmi in che condizioni fossi. Il sangue mi colava dagli occhi, dal naso e dalle orecchie”.

Il maresciallo dei carabinieri, invalido al 100%, oggi vive a Andria e Fanpage.it lo ha raggiunto per un’intervista.

 

“Due buchi nelle gambe in cui potevo infilare le dita. Ho schegge nel corpo. Una nella gamba che mi dà perennemente dolore. Le ferite nelle mie gambe si sono rimarginate, eppure io quei buchi li vedo ogni giorno pieni di sangue. Vivere è più difficile che morire. Sopravvivere è devastante”.

Poi il duro attacco ai vertici militari: “Prima squilli di trombe e rulli di grancassa. Poi, sparite le telecamere, si sono dileguati e sono corsi a cancellare le loro responsabilità. Ad oggi gli unici eroi di Nassiriya sono proprio loro, i colpevoli […] Le vere onorificenze le hanno avute sono gli imputati, che sono stati addirittura promossi di grado […] I comandanti non hanno agito. Anzi, hanno fatto di tutto per uscirne puliti, immuni ed impuniti. Si è permesso che il giuramento equivalesse a un’autentica immunità: perché se giuri fedeltà alla Repubblica devi star zitto. Non servitore ma servo, come vuole il retaggio fascista che si annida nelle fila”.

 

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