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Roma, disabile chiuso a chiave in classe dal prof. Ma la preside: “Non era solo”

di Daniela Lauria |10 Luglio 2014 0:16

Roma, disabile chiuso a chiave in classe dal prof. La madre denuncia, ma la preside: “Non mi risulta che fosse solo”

ROMA – Il prof lo ha chiuso a chiave in classe mentre i compagni facevano ricreazione. E’ accaduto lo scorso 26 maggio all’Istituto Rossellini di Roma, ma soltanto ieri, 8 luglio, la madre ha sporto querela ai carabinieri di Aprilia, dove risiede. Ma c’è di più: secondo la madre, il ragazzo, che è disabile, avrebbe subito anche “ripetuti episodi di violenza e umiliazioni verbali”. Ma la preside dell’Istituto afferma: “Non mi risulta che fosse solo“.

E’ quasi un giallo. La storia è divenuta un caso dopo una lettera della deputata del Pd Laura Coccia al ministro dell’istruzione Stefania Giannini, in cui parla di “gravissime discriminazioni”.

 “A quanto pare – riferisce la parlamentare democratica – l’alunno è stato oggetto di una serie di ripetuti episodi di violenza e umiliazioni verbali che hanno costretto la madre a sporgere regolare denuncia presso un comando dei carabinieri e al tribunale per i diritti del malato”.

Secondo il racconto della Coccia, la madre del ragazzo disabile ha denunciato che durante la ricreazione un professore avrebbe deciso di chiuderlo a chiave in classe con altri compagni “fin quando non si fosse calmato”.

Ma la dirigente dell’Istituto, Maria Teresa Marano, raggiunta dal quotidiano la Repubblica, riferisce un’altra versione dei fatti:

“Al momento mi risulta che durante la ricreazione l’assistente – che ha l’obbligo di chiudere a chiave i laboratori – si sia trovato con un gruppetto di ragazzi che si rifiutava di uscire da uno di questi. Lui allora avrebbe detto loro “Se non uscite vi chiudo dentro”. E così ha fatto. Un atto sicuramente deplorevole”.

La dirigente ha poi assicurato di aver già avviato le opportune procedure disciplinari e che “se c’è stato un errore siamo pronti a pagare”. Quanto agli ulteriori episodi di violenza, anche qui le versioni sono discordanti. Secondo la madre, da quel momento in poi il clima a scuola si sarebbe inasprito e il ragazzo avrebbe subito altre umiliazioni da parte di compagni e professori.

Mentre la preside ha sostenuto:

“Nella mail che la mamma mi ha inviato non si parla di soprusi di questo tipo. Si parla di aspetti della didattica su cui si stanno facendo approfondimenti. Questo era il più eclatante”
Lei sa o no se ci sono stati episodi di violenza?
“No, assolutamente. Nessuno. Se così fosse, saremmo intervenuti prima. La situazione mi è stata prospettata in modo completo con una mail abbastanza articolata dalla madre solo qualche giorno fa.

Intanto il caso è già arrivato sulle alte scrivanie del Miur. La deputata Coccia, che si è intestata la battaglia, ha già provveduto ad inoltrare la denuncia all’USR del Lazio “che farà le verifiche del caso ed eventualmente manderà un’ispezione per stabilire come si sono svolti i fatti”. E non si fermerà qui:

“Questo caso è solo l’ultimo di una lunga serie, credo sia necessario avviare iniziative politiche e legislative affinché l’inclusione non resti un vuoto principio sulla carta. Dobbiamo lavorare per elaborare politiche di inclusione e, laddove necessario, di sostegno agli insegnanti e alle classi affinché le diverse abilità presenti nelle nostre scuole diventino una risorsa da includere e non un gravoso peso da mettere all’angolo o rinchiudere. Per questo credo sia necessario avviare nuovi progetti di formazione del corpo docente, non solo quello preposto al sostegno, affinché possa essere più preparato per affrontare la complessità delle diversità”.

 

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