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Stalking del condominio: c’è ed è reato. Storica sentenza in Liguria

di Daniela Lauria |23 Aprile 2015 11:24

Ronco Scrivia, per 4 anni perseguitati dai vicini. Primo caso stalking condominiale

GENOVA – Lo stalking condominiale c’è ed è reato. E’ di questi giorni una storica sentenza sul caso di una giovane coppia di Ronco Scrivia, in provincia di Genova, perseguitata per 4 anni dai vicini di casa e costretta a trasferirsi nel seminterrato per sfuggire alle minacce e alle angherie. Per il Tribunale di Genova anche quello era stalking, al pari delle persecuzioni di un ex o di un fan ossessivo.

Tutto è cominciato con l’arrivo di una giovane coppia nella palazzina di corso Trento e Trieste 56 a Ronco Scrivia, in provincia di Genova. I due coniugi, Stefano Ansaldi di 39 anni e Marina Cerquetti di 41 sono in dolce attesa e vivono al secondo piano dello stabile: secondo contratto il giardinetto di 15 mq è di loro proprietà. Ma ai vicini Maria Barbieri, di 74 anni e suo figlio Nivio Bunicci di 40, la cosa non va giù. Vivono al piano di sopra e sono determinati a spaventare a morte i nuovi inquilini per ottenere quel che non è loro.

Seguono quattro anni da incubo, con la coppia vittima di persecuzioni e angherie costretta a trasferirsi nel seminterrato. Il primo caso riconosciuto di stalking condominiale: madre e figlio sono stati condannati a 4 mesi di reclusione, più il risarcimento danni.Testimone chiave al processo è stata un’altra vicina, che vive sola al primo piano della palazzina e che ha confermato la condizione di disagio psicologico, le vessazioni, i dispetti e le minacce  perpetrati dalla pensionata e dal figlio disoccupato ai danni della coppia.

Come riportato dal quotidiano la Stampa, per quattro anni Stefano e Marina hanno limitato le loro abitudini, azzerato i movimenti e le cene con gli ospiti per non suscitare le ire dei vicini. Ma quelli coglievano ogni pretesto per vendicarsi: prima le liti per la canna fumaria poi il cancelletto, i rumori assordanti nel cuore della notte. E le minacce: “Dovete andarvene via”, “Ve la faremo pagare”. La più terribile di tutte: “Vostro figlio la pagherà”.

Non sono mancati i dispetti per farli impazzire: buttavano bottiglie e scatolette di cibo per gatti dal balcone, picchiavano sui muri della camera da letto per spaventarli. Una volta hanno persino chiamato i carabinieri, accusandoli di maltrattamenti verso il figlioletto appena nato, ma non era vero. Fatto sta che i servizi sociali sono intervenuti e la coppia ha rischiato pure che glielo portassero via. Poi un’altra finta denuncia, questa volta alla Asl, per maltrattamento di un cane inesistente. Il cancello del palazzo costantemente rotto e lasciato aperto: “Così magari il bambino esce e si vedrà che succede se finisce sulla strada…”

Alla fine Stefano e Marina sono esasperati: ripensano alla strage di Erba, originata proprio da liti furiose tra vicini. Sono spaventati e si rivolgono all’autorità giudiziaria: il giudice di Genova gli ha dato ragione.

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