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Funzionari accusati di ammanchi alla tenuta di Castel Porziano

di Emiliano Condò |1 Dicembre 2009 21:38

Uno scorcio della tenuta di Castel Porziano

Cinquantamila euro fatti sparire oggi, centomila domani: tutto per almeno 8 anni. Così, tra il 2002 e il 2008, alcuni funzionari della tenuta di Castel Porziano tra i quali  Luigi Tripodi,  avrebbero sottratto e messo da parte circa 4 milioni di euro. Una “buonuscita” niente male per gli uomini che, per molti anni, si sono occupati del  servizio Tenute e Giardini della Presidenza della Repubblica. Tra gli indagati anche un nome eccellente, quello di Gaetano Gifuni, segretario generale del Quirinale per 14 anni, dal 1992 al 2006.

Tripodi,  l’ex direttore pensionato da due mesi, continuava a vivere in una “villetta” da 250 metri quadri nel parco di Castel Porziano. Un abuso, secondo i magistrati,  fatto edificare dallo stesso dirigente nel cuore del parco appartenente alla presidenza della Repubblica.   Fino a quando il  procuratore Giovanni Ferrara ne ha disposto gli arresti: domiciliari sì, nella super villa no.

L’accusa, per Tripodi è pesante, il dirigente ed altri tre funzionari avrebbero fatto sparire, negli anni, una cifra da capogiro, circa 4 milioni. Tutto prosciugando le voci di spesa che il Quirinale destinava alla manutenzione dei parchi di sua proprietà. A far venire alla luce il sistema di furti è stato il giro di vite sulle spese promosso dall’attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Prima di lui, infatti, il Colle ripianava senza fare una piega “i rossi” nel bilancio dei parchi.

Tripodi, ad ogni modo, respinge fermamente ogni addebito.  Attraverso l’avvocato Mario Di Caprio l’ex responsabile del  servizio Tenute e Giardini parla di una congiura ai suoi danni: «Si tratta di una situazione paradossale. È stato Tripodi ad aver denunciato otto mesi fa le irregolarità che aveva scoperto nella gestione dei fondi. Ora, invece, si trova lui ad essere accusato».

Neppure la villa sarebbe abusiva, anzi. Spiega ancora l’avvocato: «Gli si contesta di aver occupato un alloggio di servizio che era stato realizzato regolarmente trasformando un ex canile all’interno della tenuta di Castelporziano». Ma, prosegue il legale di Tripodi, «si tratta di un grosso equivoco. L’immobile che è di proprietà della presidenza della Repubblica, inoltre, sarebbe stato lasciato libero da Tripodi nelle prossime settimane essendo andato lui in pensione».

«Forse chi ha accusato Tripodi – conclude Di Caprio – l’ha fatto proprio a causa della sua parentela con Gifuni, un legame che potrebbe aver dato fastidio a molte persone». Gifuni, che attualmente ricopre la carica di segretario generale emerito, verrà interrogato nei prossimi giorni in procura. I magistrati vogliono capire se l’ex direttore generale possa aver favorito in qualche modo suo nipote Tripodi.

Oltre all’ex direttore del servizio Tenute e Giardini sono indagati tre responsabili di Castel Porziano. Gli investigatori della polizia giudiziaria, alcune settimane fa hanno ascoltato il responsabile contabile della tenuta. E dopo un lungo interrogatorio, il funzionario ha confessato, iniziando a raccontare di essersi appropriato di somme denaro diverse circostanze e di aver mascherato gli ammanchi con le spese per la manutenzione di immobili e aree verdi. Il tesoriere, quindi, avrebbe indicato ai magistrati anche i nomi dei suoi presunti complici.

Le indagini hanno preso in esame il periodo 2002-2008, evidenziando paurose falle nel intorno ai 500 mila euro, ritenuti ingiustificati anche di fronte ai proventi derivanti dal commercio di legname e dalla vendita dei prodotti di pregio, dalla selvaggina ai pinoli, provenienti dalla tenuta del presidente. Resta da scoprire se gli ammanchi siano molto superiori ai 4 milioni visto il gran numero di anni in cui Tripodi e gli altri funzionari indagati hanno ricoperto i loro  incarichi.

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