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Ruby: accertamenti su pressioni a Imane Fadil

di luiss_vcontursi |30 Maggio 2012 20:15

MILANO – La Procura di Milano sta effettuando una serie di accertamenti per capire chi sia lo sconosciuto che avrebbe fatto pressioni su Imane Fadil, una delle pentite del ‘bunga-bunga’, affinche’, come lei stessa ha raccontato piu’ di un mese fa al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, andasse ad Arcore tra il maggio e il giugno 2011, a dibattimento gia’ cominciato.

”Ho incontrato quest’uomo vicino a casa – aveva spiegato in aula – e mi ha dato un telefono non intercettabile per organizzare un appuntamento ad Arcore, ma io non ho voluto”.

Intanto, da quanto si e’ saputo, dopodomani, giorno in cui e’ prevista un’altra udienza del processo, non solo Berlusconi e i suoi legali, gli avvocati Ghedini e Longo, hanno presentato un’istanza di rinvio per legittimo impedimento, ma anche Licia Ronzulli e Maria Rosaria Rossi, rispettivamente europarlamentare e parlamentare del Pdl citante dai pm come testimoni, assieme alle gemelle De Vivo, al loro padre Enzo De Vivo, e a Michelle Coincecao. Sull’istanza, depositata in quanto proprio per venerdi’ mattina e’ prevista un’importante riunione a Roma del Partito della Liberta’, dovra’ decidere il Tribunale.

Imane Fadil, infatti, lo scorso 16 aprile,  rispondendo al pm Antonio Sangermano  che, al termine della sua testimonianza le aveva chiesto se avesse ricevuto delle ”sollecitazioni”, riguardo al fatto che era stata chiamata come teste aveva parlato di un incontro con un uomo  ‘misterioso’. Un tipo ‘alto biondo e con gli occhi azzurri’, cosi’ lo aveva descritto la modella Marocchina aggiungendo che lo sconosciuto le si era parato davanti in un giorno ”tra maggio e giugno 2011” e le aveva dato ”un telefono con una scheda, dicendomi ‘ti chiamero’ su questo numero”’.

La ragazza aveva chiarito che l’uomo l’aveva contattata ”circa 5 volte”, e l’aveva incontrata altre due volte in quanto avrebbe voluto  organizzare ”un incontro ad Arcore” a cui avrebbe dovuto partecipare. Imane Fadil pero’ non aveva voluto, ”perche’ avevo paura e ne avevo gia’ parlato con il mio avvocato”. In occasione del secondo incontro lo sconosciuto ” mi disse che si stava arrabbiando, perche’ tutte le volte che organizzava l’incontro io non ci andavo, e a quel punto ho deciso di non rispondere piu’ al telefono”. Fadil ha anche spiegato davanti ai giudici di poter ”cercare quel telefono che mi e’ stato consegnato, anche se ho cambiato casa non l’ho piu’ con me”, per metterlo a disposizione dei magistrati. Magistrati che immediatamente dopo la deposizione, si sono recati a casa della modella dove hanno trovato, non il telefonino, ma la scheda telefonica che ai tempi era inserita e l’hanno acquisita. Da qui gli accertamenti sulla vicenda denunciata.

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