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Sciopero Cgil contro Renzi. Bus e treni quasi paralisi, rebus scuole

di Emiliano Condò |11 Dicembre 2014 19:43

Sciopero Cgil contro Renzi. Bus semi fermi, rebus scuole

ROMA – Domani 12 dicembre è il giorno dello sciopero generale. Sciopero che sarà nel segno e per volontà della Cigl che da sola lo ha minacciato prima e proclamato poi. Salvo poi spostare di una settimana la data dell’agitazione quando alla protesta, causa mancato rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, si è unita la Uil. Sciopero, che, è l’ultima notizia, riguarderà anche i treni visto che il ministro Lupi ha revocato la precettazione.

Quello di domani, però, resta sostanzialmente lo sciopero della Cgil contro Renzi e il suo governo: contro il jobs act, la legge di stabilità ecc. Più o meno contro tutto quello che il governo ha annunciato e fatto.

Non a caso fiancheggiatori “impliciti” della Cigl sono quegli esponenti della minoranza Pd che contro il Jobs act si sono distinti, hanno emendato, hanno votato contro o sono usciti. Tutto quel Pd minoritario che Renzi non è e che anzi lo considera una sorta di corpo estraneo. Tollerato, ma non troppo, per quel 41% che il Pd mesi fa non poteva neppure sognare.

Ma domani cosa succederà? Il quadro, da fabbriche a scuole, è più complesso del solito. Perché non c’è la Cisl, per esempio.

Renzi, però cerca di gettare acqua sul fuoco. E alla vigilia dello sciopero spiega:

“Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione e noi lo rispettiamo. Il fatto che io non sia d’accordo sullo sciopero di domani non toglie che la protesta domani si faccia, sia ben organizzata e gestita e, conoscendo le organizzazioni sindacali che lo hanno programmato, nel rispetto delle opinioni diverse, credo che domani filerà tutto liscio”.

Attività produttive, fabbriche e aziende.  Qui ci si aspetta o si teme (a seconda dei punti di vista) la minore adesione allo sciopero. Un po’ causa crisi, perché in tempi di magra si tende a non mettere in difficoltà con uno sciopero un’azienda che fatica ad andare avanti. E anche per oggettiva assenza della controparte. Non si sciopera contro gli imprenditori, i “padroni” o similiari. Si sciopera contro il governo. Difficile, solo per fare un esempio, immaginare una grande adesione alla Ast di Terni dove gli operai, per ben altre e più dolorose faccende, di giorni di sciopero ne hanno fatti una quarantina. Con ricadute facili da immaginare su stipendi di certo non altissimi.

Pubblico Impiego. Qui un fattore critico è l’assenza della Cisl. E l’adesione allo sciopero sarà anche un modo per “misurarla”. Resta però un dato: molti dipendenti del pubblico impiego si sentono maltrattati per contratti che non si rinnovano e salari che restano inchiodati a livelli pre-crisi. Facile, quindi, che si scelga di scioperare per questo disappunto. In ogni caso nel pubblico impiego sciopera per l’intera giornata chi offre servizi 24 ore su 24, come la sanità, organizzata su tre turni.

Trasporti. I treni si fermeranno dalle 9 alle 16, uno stop di sole 7 ore invece che delle 8 previste. E che è il frutto di una trattativa serrata dopo che il ministro Lupi aveva precettato i ferrovieri. Precettazione revocata all’ultimo.

Gli aerei invece,  saranno fermi dalle 10 alle 18, per lo sciopero del personale navigante e degli addetti alle attività operative degli aeroporti, compresi i controllori di volo. Attenzione a Ryanair che ha cancellato diverse decine di voli: qui l’elenco

Molto più complessa la situazione per quello che riguarda i mezzi di trasporto pubblico locale. Qui le agitazioni avranno orari diversi città per città con specifiche fasce di garanzia.

A Milano sciopero dalle 19 alle 24, per consentire le celebrazioni dell’ anniversario della strage di piazza Fontana;

a Roma sciopero dalle 9 alle 17;

a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 20;

a Genova dalle 9.30 alle 17;

a Venezia dalle 8.30 alle 16.30;

a Bologna dalle 8.30 alle 16.30;

a Perugia dalle 16 alle 24;

a Napoli dalle 9 alle 17;

a Bari da inizio servizio alle 6:30 e dalle 8:30 alle 12.30;

a Cagliari dalle 9.30 alle 17.30;

a Palermo dalle 9.30 alle 17.30.

Rebus scuola. Sono un colossale moltiplicatore di “adesione involontaria” allo sciopero. Per un motivo molto semplice: se non ci sono i bidelli le scuole non aprono. Indipendentemente dall’adesione o meno dei docenti allo sciopero. Il servizio è quindi ad alto rischio in tutta Italia. C’è poi il fenomeno “effetto domino”. Scuole chiuse significa bambini a casa. E chi ha un posto di lavoro nel pubblico impiego potrebbe pensarci bene prima di trovare una baby sitter per andare a lavorare.

 

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