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Secessionisti veneti, il leader Luigi Faccia si dichiara “prigioniero di guerra”

di Lorenzo Briotti |5 Aprile 2014 11:39

Un fermo immagine tratto da un video dei Ros dei Carabinieri mostra il carro armato ricavato da un trattore (Ansa)

PADOVA –  Scena muta dei Secessionisti veneti nei primi interrogatori di garanzia in carcere. Tranne poche eccezioni, come l’ex esponente dei ‘forconi’ Lucio Chiavegato, che ha risposto al Gip e annunciato l’inizio dello sciopero della fame, gli indipendentisti arrestati dai Ros si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

L’atteggiamento però è stato tutt’altro che remissivo. “Sono un prigioniero di guerra” ha detto orgogliosamente il ‘capo’ dei secessionisti, l’ex Serenissimo Luigi Faccia, in carcere a Padova. Accusato di associazione con finalità di terrorismo ed eversione, Faccia si è mostrato combattivo e determinato, anche quando gli è stato chiesto di declinare le generalità, sulla propria nazionalità ha risposto senza dubbi: “veneta”.

Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, Luigi Faccia, ha anche chiarito il proprio ruolo all’interno dell”Alleanza’ che stava preparando un ‘tanko’ artigianale per tornare in piazza a Venezia: “Come responsabile del Veneto Fronte di Liberazione, servitore della Veneta Serenissima Repubblica – ha detto -, mi dichiaro prigioniero di guerra”. Poi più nulla.

Stessa cosa aveva fatto in Tribunale a Padova l’altro ex serenissimo finito ai domiciliari nell’operazione di martedì scorso, Flavio Contin, colui che nascondeva in un capannone a Casale di Scodosia (Padova) il ‘carro armato’ con cannoncino 12 mm ricavato da un caterpillar. L’ultrasettantenne Contin non ha parlato con il gip, e allo stesso modo si sono comportati altri dei detenuti nel carcere di Verona. Non tutti però. Lucio Chiavegato, un altro dei personaggi chiave dell’inchiesta, ha invece risposto al Gip, sostenendo che molti aspetti che la Procura di Brescia gli addebita gli sarebbero del tutto sconosciuti.

Attraverso la moglie, Barbara Benini, l’uomo ha quindi annunciato che farà lo sciopero della fame fin quando non sarà liberato. “Ritengo che tutti i miei assisiti abbiano chiarito sufficientemente la loro estraneità alle accuse”, ha detto l’avvocato Luca Pavanetto, che con Chiavegato difende altri due indagati, Pietro Turco e Andrea Meneghelli. “Hanno risposto a tutte le domande del Gip di Brescia – ha aggiunto – In particolare per quanto riguarda Chiavegato, è emerso un distacco totale dalla vicenda”.

L’ex dei ‘forconi’, secondo il legale, avrebbe detto che “da più di un anno” non frequentava le persone coinvolte nell’indagine, aggiungendo che elementi quali le ‘chiavette’ e la trasformazione del trattore in ‘tanko’ gli erano sconosciuti. Chiavegato, presidente della Life (Liberi imprenditori federalisti europei), ha detto di voler arrivare “pacificamente all’indipendenza del Veneto”. Oggi 5 aprile, il legale presenterà al Tribunale del Riesame di Brescia l’istanza per la remissione in libertà dei tre. Sempre oggi, nel carcere di Treviso il gip ascolterà il presento ‘ideologo’ dei secessionisti, Franco Rocchetta. Il quale, anticipa il suo legale, Fabio Pinelli, fornirà al Gip la sua verità. Molte le voci che si sono levate in difesa del fondatore della ‘Liga Veneta’, tra cui quella dell’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. E un appello alla magistratura a giudicare i secessionisti da “uomini liberi” è giunto anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Parta un appello popolare affinché siano liberati tutti” è l’auspicio di Zaia.

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