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Sofia Zago, che contagio? Sangue impossibile, zanzara italica impossibile…

di Daniela Lauria |5 Settembre 2017 17:45

Sofia Zago, che contagio? Sangue impossibile, zanzara italica impossibile...

Sofia Zago, che contagio? Sangue impossibile, zanzara italica impossibile…

ROMA – Come ha fatto ad ammalarsi la piccola Sofia Zago? La bimba di 4 anni, originaria di Trento, morta nella notte tra domenica e lunedì all’ospedale di Brescia dove era stata trasferita d’urgenza per un caso rarissimo di malaria autoctona, sta facendo scervellare medici e scienziati. Potrebbe aver contratto l’infezione all’ospedale di Trento, dove era stata in precedenza ricoverata per un esordio di diabete infantile e dove erano ricoverati, in un’altra stanza, due bimbi con la malaria. A differenza della piccola Sofia, i due bambini, poi guariti, erano appena stati in un paese tropicale. Ma l’eventualità di un contagio è scientificamente improbabile: la malaria è trasmessa all’uomo dalla puntura di una zanzara Anopheles; la malattia infettiva è causata da un parassita chiamato plasmodio che la zanzara trasmette all’uomo pungendolo. Non si trasmette sangue su sangue, uomo su uomo e neppure da zanzare nate in Italia, inadatte a trasportare il plasmodio.

Lo ha spiegato chiaramente il direttore generale dell’Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari del Trentino), Paolo Bordon, che assicura: “In ospedale abbiamo messo delle apposite trappole ieri pomeriggio, che verranno rimosse oggi pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto”. Resta il fatto però che la piccola Sofia e i due bimbi malarici, “erano in stanze diverse, le cure sono state effettuate tutte con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria”.

“La bimba – spiega ancora Bordon – aveva il diabete, che nulla aveva a che fare con la malaria. Il periodo di latenza potrebbe fare pensare che l’avesse contratta prima, poi, certo, la presenza di due bambini malati qui fa insospettire. Il punto è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari in dei bagagli. I nostri veterinari, interpellati, dicono che un’altra zanzara, nostrana, non può farsi vettore, anche se ha punto malati”.

In ogni caso se di zanzara anofele in trasferta si è trattato, il pericolo di altri contagi dovrebbe essere scongiurato. Lo spiega il professor Alberto Matteelli, esperto di malattie tropicali agli Spedali Civili di Brescia: “La zanzara vive come ciclo 20 giorni e non ha progenie quindi non c’è il rischio che possano esserci altre zanzare nate dal vettore”.

A dare una possibile spiegazione è Giampiero Carosi, ordinario di clinica delle malattie infettive e tropicali dell’Università degli Studi di Brescia, che al quotidiano la Repubblica spiega: “Non mi sono occupato del caso e non sono un entomologo, ma ci sono numerosi studi che attestano la presenza della zanzara Anopheles in Italia, pur se si tratta di esemplari poco adatti alla trasmissione del Falciparum. Al momento le informazioni sul caso sono limitate, il periodo in cui la bambina è stata infettata fa pensare a contatti con viaggiatori, provenienti da Paesi in cui la malaria è diffusa, che non avendo fatto una profilassi adatta sono stati infettati e hanno portato il parassita in Italia”.

 

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