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Trans Roberta e Natalie, tra aggressioni e strane morti tutto porta sempre al caso Marazzo

di Maria Elena Perrero |6 Giugno 2010 18:31

Lottava con la depressione da tempo, e già nel 2005, in un appartamento del quartiere Flaminio, Roberta, la trans trovata impiccata venerdì 4 giugno nella sua casa di Tor di Quinto a Roma, aveva tentato il suicidio.

Si era lanciata giù dal balcone, procurandosi una frattura e alcune contusioni. Dopo quell’incidente tornò alla sua vita di sempre e ai tanti psicofarmaci che prendeva per allontanare la depressione.

Il quadro che stanno tracciando in queste ore gli investigatori della Squadra mobile, alle prese con un’altra morte che lambisce ancora una volta il caso Marrazzo, sembra quindi essere un quadro compatibile con l’ipotesi di suicidio, anche se per adesso l’unica cosa certa è che un’altra trans legata al caso è morta.

Per questo, ha ribadito anche un oggi un investigatore della polizia, vanno chiarite alcune circostanze. Prima fra tutte se sia vero che Roberta, in passato, così come ieri aveva dichiarato una sua amica, abbia avuto un problema con uno dei carabinieri implicati nel ricatto all’ex governatore del Lazio.

Nessuna delega è arrivata dalla procura agli investigatori della Squadra mobile in questo senso ma le indagini stanno tentando di ricostruire i contatti delle ultime ore di vita di Roberta. Per questo motivo continuano anche oggi gli interrogatori di alcune trans.

Intanto Walter Biscotti, il legale del familiari di Brenda, ha invitato gli investigatori a “spiegare se la trans Roberta aveva un computer e quali file conteneva o ancora se ci sono altri elementi che potrebbero collegare le morti di Roberta e di Brenda”.

L’avvocato ha così lanciato un appello agli inquirenti che indagano sul decesso della trans Roberta, morta impiccata l’altro ieri nella sua abitazione a Roma. Sulla vicenda la Procura di Roma ha aperto un fascicolo.

Sull’altra trans legata al caso Marrazzo, Natalie, il legale Antonio Buttazzo fa sapere di non pensare che “la vicenda dell’aggressione di Natalie possa avere dei collegamenti con la morte della trans Roberta, ma bisogna fare accertamenti per capire”.

“Spero – ha aggiunto Buttazzo – che gli investigatori abbiano acquisito le immagini delle telecamere nel distributore di benzina dove è avvenuta l’aggressione, in modo tale che si possano meglio accertare i fatti”.

Intanto emergono particolari su com’è andata la notte dell’aggressione. La trans Natalie è stata caricata su un auto di lusso, da un signore distinto e ben vestito, che, chiedendole prima il nome,  l’ha fatta salire in macchina nei pressi della moschea di Forte Antenne a Roma, dove la trans lavora.

Dopo aver percorso un breve tratto di strada, l’uomo si è fermato ad un distributore di benzina con la scusa di dover fare carburante, e ha tirato fuori un bastone di legno picchiando Natalie e urlandole: “Ora chiama Marrazzo”.

L’ha picchiata selvaggiamente, soprattutto alla testa, subendo ferite alla nuca e su tutto il corpo.

La trans ha perso i sensi, mentre l’uomo è scappato. Subito dopo Natalie ha chiamato i carabinieri che l’hanno immediatamente soccorsa.

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