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Veronica Panarello: “Andrea teneva fermo Loris e io…”

di Gianluca Pace |17 Marzo 2016 9:02

Veronica Panarello

CATANIA – Durante gli interrogatori Veronica Panarello, accusata e in carcere per l’omicidio di suo figlio, il piccolo Loris, ha ripercorso con freddezza le drammatiche fasi dell’assassinio accusando il suocero, Andrea Stival: “Andrea e Loris erano in cameretta. Il bambino ripeteva che avrebbe chiamato papà e glielo avrebbe detto. Loris era agitato e mio suocero mi disse di prendere qualcosa per tenerlo fermo. Andai nello sgabuzzino, prelevai la prima cosa che vidi: le fascette. Ne prelevai una o due e le porta in cameretta e mentre mio suocero teneva Loris per le spalle unendogli i polsi, io li bloccai con una fascetta, Loris scalciava ma senza gridare (…)”.

Ad uccidere Loris, secondo Veronica Panarello, sarebbe stato il suocero, Andrea Stival, con cui lei, racconta la donna, aveva “una torbida relazione”. “Vidi Loris e mio suocero – continua Veronica Panarello – davanti alla cassettiera. Quest’ultimo, allungando la mano, stava prelevando un cavetto Usb, di colore grigio, riposto sulla scrivania. Impietrita, vidi che Andrea avvolse quel cavo attorno al collo del bambino e lo strinse. Reami conto che Loris non respirava cercai prima di spingere Andrea per indurlo a desistere e poi andai nello sgabuzzino per prendere la forbice nella cassetta degli attrezzi e tagliare le fascette così saremmo stati in due a poter affrontare Andrea. Ritornata in cameretta, vidi che Andrea continuava a stringere il cavo attorno al collo del bambino. Loris al mio arrivo era fermo, poi cadde al suolo esanime (…) Volevo chiamare qualcuno per chiedere soccorso ma sono riuscita soltanto per due volte a digitare il numero, fin quando mio suocero mi ha fatto desistere dicendomi che nessuno mi avrebbe creduto (…) Andrea mi disse che occorreva togliere al bambino le mutandine e i pantaloni (…)”. Poi i due, racconta la donna, hanno preso il cadavere di Loris e lo hanno abbandonato in un canalone a Punta Secca. “Mi sentivo frastornata – conclude Veronica Panarello – senza riuscire a capire ciò che accadeva intorno a me. Intorno alle ore 11.45 convinta che quanto accaduto non corrispondeva alla realtà sono andata via per prendere i bambini a scuola”.

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