Vimercate ospedale: stesso cognome per sacca di sangue, trasfusione mortale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Settembre 2019 - 13:26 OLTRE 6 MESI FA
Vimercate ospedale: pazienti con stesso cognome per sacca di sangue, trasfusione mortale.

Una corsia di ospedale nella foto Ansa

MILANO – Vimercate ospedale, due passi da Milano. Venerdì 13 settembre un’anziana signora riceve una trasfusione, trasfusione di sangue ovviamente. Raccontano le cronache (cioè il Corriere della Sera) che la signora è una paziente del reparto Ortopedia, ha subito due giorni prima un intervento chirurgico, probabilmente susseguente ad una frattura del femore. Frattura che in età avanzata è cosa molto seria, non di rado le conseguenze arrivano fino a un generale decadimento dell’organismo che finisce col causare più o meno direttamente il decesso dell’anziano.

La signora in ospedale ha bisogno di sangue. Le viene trasfuso sangue che il suo sistema immunitario rifiuta. La battaglia tra sistema immunitario e sangue ritenuto estraneo, incompatibile, strema il fisico della donna. E’ una battaglia biologica troppo intensa per un organismo già provato dall’età. E di trasfusioni sbagliate si può morire anche da giovani e in perfetta salute.

Ma trasfusione sbagliata perché? In che senso sbagliata? Le prime ipotesi, le prime ricostruzioni dell’accaduto immaginano la trasfusone mortale sia risultato di omonimia più routine ospedaliera. Due cognomi identici in ospedale, due pazienti con lo stesso cognome. E qualcuno che mette mano alla sacca per la trasfusione confondendo i due cognomi. Se così fosse, sarebbe non proprio una colpevole negligenza ma certamente una tragica mancanza di verifica.

Effettuata la trasfusione, non c’è poi più nulla da fare. La paziente viene soccorsa, si tenta disperatamente di salvarle ancora la vita. Ma non c’è più tempo di intervento e spazio clinico. Resta nell’ospedale l’amarissima conseguenza di una indagine che dovrà accertare il come e il quando e soprattutto chi. Se davvero uno stesso cognome e chi non si è accorto o non ha segnalato il pericolo insito nell’omonimia. E resta il rammarico, il disappunto, il rimpianto per lo sbaglio. Chiunque l’abbia fatto lo sbaglio, l’ospedale è e resta il luogo dove tutti lavorano a salvare vite. Averne persa una è comunque una sconfitta per tutti, anche si dovesse domani per via di inchiesta dare un cognome all’errore. (Fonte Corriere della Sera).