X

“Vittorio Emanuele di Savoia ammette di aver ucciso Dirk Hamer”: il video del Fatto

di Maria Elena Perrero |24 Febbraio 2011 19:02

Vittorio Emanuele di Savoia

“Dopo 33 anni Vittorio Emanuele di Savoia ammette di aver ucciso Dirk Hamer, sparandogli col suo fucile nella notte sull’isola di Cavallo, in Corsica”: ha inizio così l’articolo del Fatto Quotidiano, a firma di Beatrice Borromeo, in cui si racconta di un video, che i giornalisti del Fatto hanno “potuto visionare e che verrà pubblicato oggi”, giovedì 24 febbraio, sul sito del giornale, in cui il “principe si vanta dell’omicidio e di essere riuscito a farla franca nel processo-farsa in Francia”.

La ricostruzione del pezzo ha inizio dal 2006. Vittorio Emanuele si trova nel carcere di Potenza, dove è detenuto per l’inchiesta su Vallettopoli. “Commenta le notizie del telegiornale – che parlano di lui – con i suoi compagni di prigione, scrive Borromeo. È divertito, allegro. I coindagati Rocco Migliardi, Gian Nicolino Narducci e Ugo Bonazza, reclusi con lui, lo incitano: ‘Lei è già fuori!’. L”erede al trono’ cede alla tentazione dell’autocompiacimento, non è la prima volta che se la cava con poco: ‘Nel mio processo a Parigi…’.”

Avrebbe inizio qui “una confessione” che il fattoquotidiano.it mette online.

Scrive il Fatto: “A immortalarla non c’erano soltanto le cimici, come si pensava, ma anche una microcamera nascosta. È un filmato inequivocabile, che rievoca la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978: un ragazzo tedesco di 19 anni, Dirk Hamer, viene raggiunto da due colpi di fucile alla gamba destra. Muore dopo 111 giorni, 19 operazioni e l’amputazione dell’arto. Un solo imputato: Vittorio Emanuele, che nega qualsiasi responsabilità. Alla fine la giuria francese lo dichiara innocente, dopo un processo durato appena tre giorni”.

Nel 2006, ricorda Beatrice Borromeo, i giornali pubblicano stralci dell’intercettazione ambientale in cui Vittorio Emanuele si vanta di “aver fregato” i giudici francesi e “ricostruisce la traiettoria delle sue fucilate”, il Savoia convoca una conferenza stampa all’Hotel Principe di Savoia di Milano, in cui, accompagnato dai legali e dal figlio Emanuele Filiberto, sminuisce le sue esternazioni su Dirk Hamer e dice che sono state falsificate: “Queste notizie sono talvolta manipolate o non sono vere. Ma ora è il momento di parlare, di far emergere la verità”, ricorda Borromeo. “E la sua verità è questa: ‘Due tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi da ogni responsabilità. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità’.”

Queste dichiarazioni, scrive il Fatto Quotidiano, “ora vengono clamorosamente neutralizzate dalle testuali parole che lui stesso ha pronunciato in carcere, ignaro della microcamera che registrava: ‘Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era (parola incomprensibile, ndr) steso, passando attraverso la carlinga’. Spiega il tipo di proiettile: ‘Pallottola trenta zero tre’.”

“Il principe, scrive sempre Beatrice Borromeo, ammette quindi di aver colpito Dirk e si vanta di aver gabbato il Tribunale parigino che l’ha assolto, grazie alla sua ‘batteria di avvocati’. Rievoca ‘il processo, anche se io avevo torto … torto…’. E aggiunge: ‘Devo dire che li ho fregati… Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro’. Infatti ‘mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c’era un’amnistia, non l’hanno neanche scritto! Sono uscito!’. Scoppia a ridere, senza trattenere la soddisfazione.

Birgit Hamer, sorella di Dirk, cerca di conoscere la verità sulle trascrizioni delle intercettazioni, vuole capire se siano davvero state manipolate, come ha sostenuto Savoia, oppure no. Se fossero autentiche, dice al Fatto, “metterebbero la parola fine su questa storia: sarebbe impossibile negare che, a prescindere dalle sentenze, Savoia sia il vero e unico responsabile della morte di mio fratello”.

Nelle sue ricerche, la signora Hamer scopre che agli atti dell’inchiesta è depositata non soltanto la trascrizione delle frasi, ma anche la videoregistrazione del colloquio fra Vittorio Emanuele e i compagni di cella. Solo dopo il proscioglimento di Savoia dal caso Vallettopoli la signora Hamer può fare istanza al Tribunale per ottenere copia della registrazione. Trova un avvocato a Potenza che la rappresenti. Ma per un anno, ricostruisce il Fatto, non ottiene risposte.

Scopre che parte del processo è stata trasferita alla Procura di Roma. Qui si rivolge a un altro legale che inoltra una seconda istanza ben motivata: “La signora Hamer ha il diritto costituzionalmente garantito alla verità sulla morte del fratello”. “Trascorre qualche altro mese, scrive Borromeo, (pare che la registrazione sia andata perduta), poi finalmente l’avvocato chiama: il filmato è stato recuperato, può passare a ritirarlo. Quando Birgit vede il video, è la prima volta che ascolta la voce di Vittorio Emanuele dai tempi del processo a Parigi. Le bastano pochi minuti per rendersi conto che non ci sono manipolazioni. Sono molte le parole incomprensibili e il principe, mentre racconta la notte in cui Dirk viene ferito a morte, è di spalle. Ma, ciò nonostante, risultano evidenti sia il contesto sia l’ammissione di colpa, che nelle intenzioni di Savoia è un vanto. Le frasi più gravi si sentono nitidamente, e con queste anche le risate e le battute, tutte pronunciate col timbro di voce inconfondibile dell’erede di Casa Savoia. La Hamer piange, ma è felice come non lo era mai stata negli ultimi trent’anni: ‘Guardare quel video è orrendo, ma dà anche un grandissimo sollievo. Ora quel signore non potrà mai più sostenere che non ha sparato a mio fratello: ho vinto la mia battaglia, anzi quella di Dirk'”.

[gmap]

Scelti per te