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Aerei precipitati, 2014 anno nero per Malesia: 3 incidenti, 699 morti

di Maria Elena Perrero |28 Dicembre 2014 17:45

(Foto Ansa)

BANGKOK – Prima la misteriosa scomparsa di un jet nell’Oceano Indiano, poi l’abbattimento di un altro aereo in Ucraina, e oggi un altro incidente con ogni probabilità fatale. Per le compagnie aeree della Malesia il 2014 è stato un anno nerissimo, con un’inusuale concentrazione di tragedie aeree con un totale di 699 vittime tra passeggeri ed equipaggio.

I primi due incidenti hanno coinvolto la compagnia di bandiera Malaysia Airlines, considerata di primissima categoria nonostante i problemi economici che già gravavano su di essa. L’8 marzo, il suo volo MH370 Kuala Lumpur-Pechino (239 persone a bordo) virò improvvisamente a neanche un’ora dal decollo, interrompendo le comunicazioni e finendo la sua corsa nell’immensità dell’Oceano Indiano.

Dopo nove mesi, la più imponente missione di ricerca mai imbastita non ha portato al ritrovamento di nessun detrito.

Quando l’eco di quel disastro stava appena svanendo, il 17 luglio un altro volo della compagnia – l’MH17 da Amsterdam a Kuala Lumpur – fu abbattuto nei cieli dell’Ucraina Orientale mentre viaggiava con 298 persone a bordo. Attribuito ai ribelli filo-russi sebbene la loro responsabilità non sia mai stata accertata, l’incidente contribuì alla crisi diplomatica tra Kiev e Mosca in relazione alla guerra civile che ancora oggi è attiva nell’est dell’ex Paese sovietico.

Improvvisamente snobbata dai passeggeri di un’Asia dove la superstizione rimane radicata (tanto che diversi assistenti di volo si sono dimessi), la compagnia è stata in pratica affossata da quei due incidenti, arrivando sull’orlo della bancarotta.

Il governo di Kuala Lumpur ha optato quindi per la statalizzazione della compagnia, in vista di un intervento di ristrutturazione.

Dall’altra parte, la Air Asia godeva di un’immagine opposta: un’azienda sana e in continua espansione, partita dall’essere un’indebitata sussidiaria della Malaysia Airlines fino a diventare – dopo essere stata rilanciata dal nuovo patron Tony Fernandes – un gigante nel continente, mettendo in crisi compagnie di bandiera proprio come la Malaysia Airlines con il suo nuovo modello di business.

Premiata come “miglior compagnia low cost al mondo” per sei anni di fila, era diventata il simbolo della crescente mobilità della nuova classe media asiatica, senza mai incorrere in incidenti. Fino a che gli ultimi giorni dell’annus horribilis non hanno coinvolto anche lei.

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