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Arabia Saudita: 20 anni, sarà decapitato e crocifisso per…

di Emiliano Condò |21 Settembre 2015 22:28

Arabia Saudita: 20 anni, sarà decapitato e crocifisso per…

BEIRUT – Quando aveva solo 17 anni ha partecipato ad una manifestazione non autorizzata in Arabia Saudita. Per questo ora rischia di essere decapitato. Non solo: quello che resta del suo corpo sarà crocefisso e poi esposto in pubblico.

Questo almeno è quanto rischia, secondo una organizzazione umanitaria britannica, un giovane saudita da tre anni nel braccio della morte perché riconosciuto colpevole, per aver organizzato quella manifestazione, di appartenere a una cellula terroristica.

L’organizzazione Reprieve con sede a Londra ha denunciato il caso di Ali Nimr, 20 anni, arrestato nel 2012 all’età di 17. Il tribunale del regno lo ha riconosciuto colpevole, dopo un processo sommario,  di 14 capi d’accusa, tra cui l’appartenenza a una cellula terroristica e l’assalto a sedi della polizia nella regione di Qatif. Il territorio nord-orientale saudita è a maggioranza sciita. E il giovane Nimr è membro di un clan sciita di Qatif da tempo noto alle autorità per le sue posizioni ostili alla famiglia regnante dei Saud, fedele a una scuola rigorosa del sunnismo.

Lo zio di Ali, lo shayh Nimr Baqr Nimr, era stato arrestato negli anni scorsi e giustiziato per accuse simili che pendono sul  nipote. Nella regione di Qatif si scatenano periodicamente incidenti tra popolazione locale e forze di sicurezza. Riad afferma che leader della comunità sciita locale è “sobillata” dall’Iran, le cui coste si affacciano di fronte a quelle saudite di Qatif.

Proprio Iran e Arabia Saudita, politicamente rivali, sono accomunate da un triste primato: sono rispettivamente al secondo e terzo posto dopo la Cina nella classifica dei Paesi con più condanne a morte eseguite nel 2014. L’Iran ne ha compiute ben 289, mentre il regno arabo 90. Entrambi sono regimi teocratici e sono coinvolti direttamente nelle guerre in Medio Oriente. Sia l’Iran che l’Arabia Saudita sono denunciati da organizzazioni internazionali per aver giustiziato anche minori.

Secondo un rapporto diffuso un mese fa da Amnesty International, da gennaio ad agosto il regno del Golfo ha ucciso con la pena di morte 109 persone, una ventina di più dell’anno scorso. Come l’Iran, riferiva l’altra organizzazione umanitaria basata a Londra, l’Arabia Saudita applica la pena di morte per una serie di reati tra cui omicidio, stupro e traffico di droga. La maggior parte delle esecuzioni sono svolte per decapitazione, alcune per fucilazione. In rari casi, i corpi giustiziati sono stati esposti in pubblico per dissuadere altri dal commettere il crimine.

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