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Lapidazione: una pena capitale che si ispira alla Sharia

di Alessandro Avico |29 Settembre 2010 18:49

La lapidazione è praticata in diversi Paesi dove vige la Sharia, la legge ispirata dal Corano e dalla Sunna (la tradizione del profeta Maometto), come Iran, Arabia Saudita, alcuni Stati della Nigeria, zone della Somalia controllate dagli integralisti islamici e dell’Afghanistan sotto il controllo dei talebani. Alcuni “hadith” (i detti e i fatti relativi al profeta che fanno parte della sunna) prescrivono l’esecuzione mediante lapidazione per le persone – donne e uomini – riconosciute colpevoli di relazioni extraconiugali.

Il codice islamico descrive puntigliosamente sia i criteri per infliggere una condanna sia le modalità del crudele supplizio. Gli adulteri devono essere colti in flagrante e il reato deve essere suffragato dalla testimonianza di quattro uomini, una prova quasi impossibile da acquisire. Per ogni testimone di sesso maschile mancante, serve la deposizione sotto giuramento di due donne, in quanto in molti Paesi islamici la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo.

Le esecuzioni avvengono generalmente in pubblico. Le pietre non devono essere nè troppo grandi, per evitare una morte troppo rapida, nè troppo piccole, per non prolungare eccessivamente la tortura. Tra i carnefici vi sono generalmente un magistrato e i rappresentanti della parte lesa, anche donne. Tra un lancio di pietre e l’altro devono essere recitati versetti coranici. I condannati vengono sepolti nella terra o nella sabbia ricoperta di pietre, gli uomini fino alla cintola e le donne fino alle ascelle. Se riescono a divincolarsi e a fuggire, devono essere graziati e tornare a piede libero.

Le diverse modalità penalizzano tuttavia le donne, che difficilmente riescono a liberarsi con il corpo quasi completamente conficcato nella terra. Nel Corano la lapidazione è prevista solo per i “nemici del Profeta”, mentre agli adulteri è riservata la flagellazione. A praticarla sono paesi islamici sia sunniti che sciiti. In Iran, nel 2002, presidente Mohammad Khatami, l’allora capo della magistratura, l’ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ordinò una sospensione delle esecuzioni per lapidazione dei colpevoli di adulterio, ma da allora le organizzazioni per la tutela dei diritti umani hanno denunciato una decina di casi di persone lapidate.

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